Omina Romana: Viognier 2019

Fenice volatile unico e raro, sacro agli Egizi. Piumaggio dalle sfumature variegate come le linee della cantina laziale Omina Romana. Realtà desiderata dal tedesco Anton Borner personalità determinata e volitiva, amante della cultura classica, dei luoghi virgiliani, delle coste così bramate da Enea. A coadiuvarlo nella realizzazione del sogno la figlia Katharina, amante degli amici a quattro zampe. L’azienda rimane una delle realtà del territorio più affascinanti. Le uve sono coccolate, baciate dal sole in un suolo vulcanico del velletrano, la brezza marina accarezza i grappoli e il nome azzeccato di buon auspicio.

Ars Magna è un trattato di logica matematica di Lorenzo Lullo, è anche un’opera di Girolamo Cardano, figura istrionica del Rinascimento italiano. In questo caso è una linea che contiene nettari preziosi come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Chardonnay. Vitigni internazionali che nella regione e soprattutto in questa realtà hanno un’identità propria. I sorsi sono sontuosi, regali, dall’epilogo lungo e persistente.

Il Viognier diffuso in Francia, noto nell’area settentrionale della Valle del Rodano, subisce un notevole trauma a causa della fillossera, si riappropria della sua luce dopo la Prima Guerra Mondiale. È presente anche in Australia, Austria, California, Grecia e Spagna. Sosta sia in acciaio che in barrique. La versione di Omina Romana 2019 dal colore prezioso e gli archetti flessuosi, regala un bouquet estroverso. Sbuffi di miele di acacia, buccia di limone, mimosa, albicocca, burro fuso, uva spina. Il sorso è morbido, magnetico, rotondo avvolge il palato in modo carezzevole, dalla media sapidità. Nuance fumé appena accennate che rendono l’assaggio ancora più affascinante.

Perché non tentare anche qualche abbinamento col peccaminoso? Numerose e inesplorate le vie del piacere. Offriamo spazio alla fantasia.