Le nuove generazioni di Les Cretes
Un proverbio cinese sostiene che una generazione pianti gli alberi e la successiva usufruisca del fresco, sarà veramente così? Certo, ma l’abilità dei successori consiste non solo nel mantenere ciò che si è ereditato ma nell’ aggiungere del proprio. Questa deve essere stata la filosofia di Costantino Charrère emblema della viticultura valdostana. Colonna portante di una regione dalle straordinarie potenzialità, sebbene tanto piccola. Costantino è un uomo dalle mille risorse, dalla spiccata personalità, dai principi solidi. Intuisce i meriti dei suoi antenati ed è lungimirante come pochi. Riesce a realizzare una cantina che è un vero e proprio diamante dalle molteplici sfaccettature. Le uve mantengono le proprie peculiarità respirando l’aria dei monti e gioendo delle escursioni termiche e dell’unicità dei luoghi. Nebbiolo, Merlot, Chardonnay, Pinot noir, Syrah esprimono una nuova dimensione. Il merito di Charrère non è stato solo l’essere stato perspicace ma soprattutto l’essere stato un buon marito e un genitore avveduto. Ad avere, oggi, le redini preziose de Les Cretes sono due splendide fanciulle: Eleonora ed Elena. Personalità differenti tra loro ma obiettivi comuni. Le etichette della cantina sono sempre più conosciute grazie anche alla loro determinazione, al desiderio di conoscere, di confrontarsi, di osare. Giovane donne foriere di freschezza, sempre consapevoli della profondità delle loro radici.
Le etichette sono tante, eleganti, piacevolmente ansanti. Sorsi sensuali, difficilmente imitabili. L’eroicità del pregiato Petite Arvine Fleur dalla scia lunga e cedrina, la spiccata acidità, le note agrumate che quasi si uniscono al cuoio lasciando il fortunato bevitore estasiato. La grazia del Fumin per niente scontata è la caratteristica principale di una bottiglia versatile, dalla capacità di abbinarsi bene con i cibi, l’equilibrio, i sentori mai fuori posto. Piacevole scoperta il luminoso Syrah dagli accenni quasi australiani; balsamicità, sbuffi di cioccolato, su uno sfondo di frutta rossa che arriva all’ultimo istante perché preceduta da spezie come pepe nero, noce moscata. In bocca una succosa carruba dai tannini vellutati. Poi il trasparente Nebbiolo, sottile nella sua persistenza, dal gusto nuovo, ancora da scoprire come un uomo affascinate che decide di lasciarsi avvolgere dal mistero per mostrare il meglio di sé solo sul finale. Il Merlot le Merle è assolutamente da assaggiare, una versione valdostana che non è possibile sorseggiare né in Francia, né in Italia. Coriandolo, soavi sbuffi di curcuma, piacevolezza e leggerezza al palato lasciano ancora la necessità di berne un altro sorso. Possiede l’agilità di un giovane atleta e la determinazione di un allenatore ambizioso. Epilogo mentolato. La lussuria appartiene allo Chardonnay Cuvée Bois dalle sfumature pregiate. Il bouquet è generoso e goloso. Burro fuso, tratti di vaniglia, note fumé sono l’anticamera della perdizione del palato, difficile non rimanerne turbati. Conturbante in bocca ma dal finale inaspettatamente erbaceo…Un’esperienza. New entry il rosato a base di Petit Rouge e Pinot noir, una tigre travestita da micio. Un tenue rosa antico regala cenni di melagrana, pesca, ribes su folate di coriandolo, curcuma. In bocca la spiccata acidità lo contraddistingue ben bilanciata da una discreta sapidità. Passe – partout da non sottovalutare, anzi da premiare perché da allori, siamo certi, sarà cinto numerose volte.