Il Brunello secondo la famiglia Cotarella… Successo assicurato

Mentre l’Italia è intenta a guardare la TV, in attesa del nome del vincitore della settantaduesima edizione della rassegna, ormai show, di Sanremo, la famiglia Cotarella organizza il debutto della nuova creatura: il Brunello di Montalcino Le Macioche 2017, anno nel quale l’azienda indossa per la prima volta il nuovo abito realizzato dalla stilista Marta. La realtà, già della famiglia Mazzocchi, il cui nome si ispira al dialetto senese e indica la radice del corbezzolo che compone i boschi che avvolgono l’area, è una bomboniera della regione Toscana. Il podere si estende su una superficie complessiva di circa 6 ettari, dei quali 3 classificati a Brunello e si suddivide in quattro piccoli corpi di vigneto concentrati nell’areale di Sant’Antimo, quadrante meridionale di Montalcino. Le viti sono impiantante, negli anni ’80, sino ai 450 metri s.l.m. Aria pulita, paesaggi pittoreschi, naturali increspature, donano un tocco in più a uno dei suoli più conosciuti al mondo. Nel 2017 Donald Trump entra nella Casa Bianca; il caso Weinstein scandalizza l’America rendendo ancora più debole il mondo hollywoodiano; l’uragano Irma devasta la zona atlantica e all’interno della Piramide di Cheope è scoperta una stanza segreta. È proprio questo episodio che deve far capire che senza la storia, la tradizione, la cultura non si può rivolgere lo sguardo verso il futuro. Sono le sorelle Cotarella che abbracciano, con il loro atteggiamento materno e inclusivo, le nuove realtà rendendole immediatamente proprie, lasciando che si esprimano a modo loro. Entrano in Toscana in punta di piedi ma con il loro noto entusiasmo e sebbene l’annata sia stata abbastanza calda generano un festival di sentori, fiori, frutti, soprattutto spezie. Nel calice rosso rubino come le anime angeliche dantesche colpite dai raggi del sole, archi flessuosi, ben direzionati da Ulisse quando centra i proci che solleticano le narici con pepe nero, sbuffi di curcuma, coriandolo, la ciliegia, petali di rosa vivace e sensuale. Il sorso è agile, un garbato tannino eccita il palato. Epilogo chic nella sua leggerezza. Si tratta di un mosaico che offre alla luce, attraverso le tessere ben posizionate, un panorama delineato grazie anche all’intuizione di Clemente Santi che a metà dell’800 isola l’acino che renderà il Brunello famoso in tutto il mondo. Chissà se al rinomato farmacista sarebbe piaciuto l’accostamento: il delizioso nettare 2017 esaltato dalla lettura dei versi di Catullo “… E l’acqua se ne vada dove le pare a rovinare il vino, lontano, fra gli astemi: questo è vino puro”.