Da Sud a Nord i vini che raggiungono il podio…

C’è un periodo dell’anno nel quale i produttori di vino aspettano, con ansia, i risultati delle guide con i giudizi sui propri nettari. Le stagioni sono in continuo cambiamento, le annate regalano, attraverso la loro naturalezza, sfumature diverse e disparate sensazioni. Doctor Wine alias Daniele Cernilli gironzola per tutto il lungo Stivale proprio con la pagella dei sorsi assolutamente da assaggiare. Tra coloro che raggiungono il podio spicca Mandrarossa, Cantine Settesoli con Sicilia Cartagho 2018 (Nero d’Avola 100%), vitigno a bacca rossa diffuso nel territorio, noto nel sud del continente anche come Calavrese. Rosso rubino acchiappa per la sinuosità degli archetti e le note che vagheggiano la Trinacria. Frutta rossa, balsamicità rappresentano il territorio. Duca Enrico 2017 dalle medesime uve avvolge il palato per sinuosità e persistenza gusto olfattiva. Omaggio a chi ama la terra ed è grato ai suoi antenati è Sicilia Nero d’Avola Lu Patri 2019 di Baglio del Cristo di Campobello. Azienda nata nel 2000, dalle buone potenzialità. I terreni calcareo gessosi regalano un profumo generoso di amarena, piccoli frutti rossi, prugna disidrata. Feudo Montoni, sempre col medesimo vitigno, in Vrucana 2017 è una scoperta. L’assaggio è agile, piacevole, buone acidità e persistenza. Elegante. L’Aglianico raggiunge l’alloro grazie alle note Cantine del Notaio con La Firma 2016. Vaniglia, cioccolato, scatola di sigari in bocca si trasformano in un goloso mon cherì. Re Manfredi 2018 Terre degli Svevi è una papessa. La bocca è piena, morbida, i tannini carezzevoli, fresco, speziato da godere in buona compagnia, forse da soli è meglio. Arnaldo Caprai col Sagrantino Collepiano 2017 si conferma una garanzia. Realtà, grazie alla quale la regione Umbria è conosciuta in gran parte del mondo. Il vitigno, sebbene noto per il suo essere scorbutico qui regala un sapore aggraziato, il tannino rammenta la polvere di cacao amara, buccia di arancia, cannella. Le spezie si susseguono in modo individuale. Estremamente equilibrato. Da terreni argillosi e dalla Tuscia nasce Habemus 2019 (Grenache, Syrah, Carignan, Tempranillo) di San Giovenale. Note terziarie si avvicendano su un tappeto di frutti rossi e potpourri di petali di fiori. Abbinabile al cibo, leggiadro, giustamente estroverso. Sul confine tra Lazio e Umbria si erge una delle cantine più conosciute in Italia: Famiglia Cotarella. Mentre, nel passato, molti connazionali abbandonavano le campagne e si dirigevano in città alla ricerca di una vita migliore e forse più comoda, Riccardo Cotarella andava e veniva dalla Francia con la convinzione che il Merlot potesse crescere proprio in quell’area e poiché molto spesso è stato dimostrato da questa famiglia che i sogni si possono realizzare, oggi si ha la possibilità di bere Montiano 2018, vino iconico che dal 2016 veste un nuovo abito grazie all’estro di Enrica. Ogni annata è una storia a sé ma sempre con un lieto fine, proprio come nelle fiabe. Resta come fil rouge una prorompente sensualità. È un nettare che convince, mette tutti d’accordo: neofiti ed esperti del settore. Disdegna la banalità. Tra i vini del nord raggiunge la medaglia la Maison Anselmet col Pinot Noir Semel Pater 2019. Nessuna invidia verso la Francia, anzi dovrebbe ammirare lo stile, l’eleganza e il portamento che quest’uva concede in un sorso davvero per intenditori.  

Complimenti a tutti!