Giglio Nero 2017, sorso peccaminoso

Una delle figure iconografiche presenti nel tardo Medioevo è Cristo nel torchio, soggetto prescelto per rappresentare il sacrificio che, sotto lo sforzo del peso delle sofferenze, spreme il nettare più prezioso al mondo che lo lega indissolubilmente al culto di Dioniso. Vino, ancora incerta l’etimologia della parola, legata a Venere (Venus – Veneris) e alla forza maschile (vis – roboris). Soggetto presente nelle sacre scritture con la sbornia di Noè, nell’Iliade re dei banchetti e nell’Odissea in innumerevoli episodi tra i più noti l’incontro tra Ulisse e Polifemo. Infinita è la letteratura che lo sceglie nei secoli perché sebbene il tempo passi  l’ οἶνος resta e invecchia… Si racconta, ci racconta, si beve, si sorseggia, si ingoia, ci inebria e ci esalta e se con lui si perde Bacco con le sue accompagnatrici un motivo ci sarà…

Giglio Nero 2017 (Gaglioppo 90% e Cabernet Sauvignon 10%) della cantina Termine Grosso regala degli istanti superbi. Un rosso rubino lascia che il fortunato bevitore immagini di indossare una tiara, simbolo papale e principesco. Il sorso è sinuoso, tangibile, voluttuoso e lascia spazio all’immaginazione. Coriandolo, pepe nero, paprika dolce, rosa canina preannunciano un assaggio che ricorda l’origine dell’uva, per alcuni il frutto del peccato di Adamo ed Eva. Ciliegia, mora, tannini laccati concedono un finale lungo e afrodisiaco nel quale tutto è possibile.

P.S. Conoscere bene i commensali prima di condividere questa bottiglia peccaminosa.