Un po’ di Carnevale…
“Semel in anno licet insanire” una volta l’anno è lecito impazzire. Il concetto di uscire fuori di sé è già presente nell’antica Grecia e oggi chimicamente nella sostanza nota come estasi (ἐκ o ἐξ + στάσις) che rammenta una tradizione antica associata, specialmente, alle baccanti che, quando perdevano il controllo, erano anche in grado di divorare la carne senza averla cotta, in preda a chissà quale sentimento non più umano. Per questo motivo il figlio di Zeus e Semele resta la divinità più complessa, queste creature femminili erano invasate da lui.
La maggior parte delle festività presenti sul calendario sono di origine pagana come il Carnevale, festa ormai legata al consumismo, al divertimento, alle maschere sebbene quest’anno non sia stato così per colpa del Covid.
Se ci dovesse essere un sondaggio sull’etimologia della parola, in pochi potrebbero rispondere. Le maggiori probabilità si riferiscono a carnem levare (levare la carne) o a carnem vale (carne ti saluto) riferite entrambe all’arrivo della Quaresima, nel quale non era possibile mangiare la carne. Legame con i Saturnalia che si festeggiavano tra il 17 e il 23 dicembre, già nell’Età Repubblicana, in occasione del solstizio d’inverno, affermati nell’Età Imperiale. Unico momento nel quale era possibile sovvertire le classi sociali. Qualcuno attribuisce il mascheramento al culto di Iside. Poche le fonti.
La maschera (masca, strega, tuttora vivo nel dialetto piemontese, masque in francese) ha sempre avuto un suo fascino, da quella regionale con la Commedia dell’Arte fino a Pirandello che rende impossibile stabilire la verità, perché noi siamo uno, nessuno e centomila…