Beviamo italiano: Birra del Borgo

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Acqua, malto d’orzo, luppolo e lievito sono gli ingredienti base per un prodotto fresco e naturale più conosciuto come birra. Etimologia della parola, probabilmente,  di origine celtica. Bevanda alcolica, forse più antica del vino della quale erano ghiotti gli Egiziani e sulla quale c’è un’ampia letteratura per gli appassionati. Tra le testimonianze più celebri il filoso greco Aristotele che, già in tempi antichi, distingueva la sbronza con una caduta in avanti e un cerchio alla testa, causata dal vino e una all’indietro generante stordimento della birra. I liquidi preziosi sono due. Per anni l’Italia, anche per una tradizione storica, è stata protagonista di innumerevoli premi grazie alla biodiversità dei calici, più o meno sinuosi grazie all’unicità della biodiversità. Da Nord a Sud le uve si colorano di sfumature differenti per regalare sorsi unici e inconfondibili. Anche la birra, però, ha i suoi pregi. Il lungo Stivale regala tanta artigianale beer. In un momento storico del genere, nel quale tutti dovremmo aiutarci l’un l’altro e capire che l’essere italiano e di conseguenza il nostro prodotto necessita di un aiuto ulteriore, compriamo solo il made in Italy. Basta marche estere. Siamo autosufficienti e capaci di creare e realizzare ciò che gli altri paesi ci invidiano. La fantasia e il senso di sopravvivenza ci distinguano.

Nel Lazio esiste un birrificio, già noto: Birra del Borgo. È Leonardo che da un hobby crea una realtà solida nella provincia reatina, a pochi chilometri dal confinante Abruzzo, tra riserve naturali, aria pulita e acqua buona. Probabilmente il suo progetto era quello di lanciare un “bene” di qualità che forse neanche lui immaginava potesse diventare così conosciuto. Birra del Borgo è Italia. Tante le bottiglie che la rappresentano, destinate ad avventori con gusti diversi. Il caramello e la frutta secca dell’Ambrata, godibile anche con una pizza ben condita; la struttura di Caos dal lungo epilogo e la presenza di mosto di Malvasia, vitigno a bacca bianca principe della regione; la ricchezza di 25 dodici da sorseggiare non solo durante le feste natalizie, sarebbe uno spreco; la bevibilità, la versatilità, il brio della Reale 14 anniversario; la classe e il carisma dell’Invernale; l’unicità de L’equilibrista con il 39% di Sangiovese, indimenticabile.

È evidente che non viviamo un periodo florido, specialmente economicamente, ma evitiamo di consumare prodotti di massa e di bassa qualità. Concediamoci piaceri limitati ma da ricordare…E che Dio ci aiuti!