Lambrusco Cavicchioli e le sue disparate sfumature

Spesso si assume un atteggiamento un po’ snob nei confronti di alcuni vini quando si inizia a frequentare corsi da sommelier o da assaggiatori di vino. Sentori, aromi diventano miraggi di chi si accosta con superficialità a un mondo, per alcuni, completamente nuovo e sconosciuto. Si prendono scelte basate sul sentito dire, ma non sulla reale esperienza. Negli ultimi anni si studia il DNA delle uve e di come grappoli rossi e bianchi abbiano seguito le popolazioni negli spostamenti ormai secolari. È difficile trovare uve autoctone in Italia, la maggior parte, ad esempio, che si trova nell’Italia meridionale è di origine greca. Con il termine Lambrusco il cui significato potrebbe significare una pianta che cresce incolta sui margini dei campi, si indicano una serie di vitigni coltivati in Emilia Romagna. Nove le varietà con le quali è possibile realizzare una serie di bottiglie conosciute nel mondo. Numerosi i traguardi ottenuti dalla cantina Cavicchioli. Distese prevalentemente pianeggianti. A descrivere questa realtà è proprio Sandro Cavicchioli, uomo affascinante, diretto, enologo orgoglioso della sua realtà, facella sciolta, senza peli sulla lingua. “La grandezza del Lambrusco – asserisce – è insita nella sua forza, la sua flessibilità, la capacità di adattarsi a climi difficili. Il 2003, ad esempio, è stata un’annata calda come poche ma il Lambrusco è risultato probabilmente l’unico vitigno a essere stato in grado di mantenere la propria acidità, mentre le altre uve la perdono”. È così infatti. Sandro descrive le sue bottiglie in modo dettagliato ed entusiasta. Ad avere l’intuizione agli inizi del ‘900 è Umberto. Sono anni felici e l’uomo intuisce che sta costruendo qualcosa di grande, di durevole. Così è. Oggi Cavicchioli è un marchio blasonato, premiato, esporta in Canada, Messico, Germania. Il Lambrusco, attraverso questa azienda, sfoggia diverse sfumature di porpora, pesca, buccia di cipolla. L’occhio è attratto dal colore dei sorsi. Da assaggi amabili e femminili della Vigna del Cristo si passa all’intensità delle pennellate di Col Sassoso. Elegante è il metodo classico Rosé del Cristo. Interessante dall’abito rosso passione e oro regale è il Bellei dal perlage fine e persistente. Acidità, lungo epilogo sono le peculiarità comuni a tutti gli assaggi. Se si è appassionati, però, resta nella memoria il metodo ancestrale Francesco Bellei e C. Intenso, profondo, memorabile. Sposo di cibi emiliani, magnifico strumento di seduzione. Accessibile nel prezzo, si può assaggiare in doppia versione: limpido e con i sedimenti. La spuma lo rende ancora più sinuoso nel suo naturale mistero.
Cavicchioli sono i successi dell’Italia all’estero ma soprattutto la versatilità del Lambrusco che non ti aspetti, ma che rapisce e stupisce. Why not?