Felsina e Palazzo Prossedi… Calici del presente e del futuro

 

 

 

Ieri presso l’accogliente cornice dell’Hotel Mercede di Frascati (Roma) si è svolta la degustazione della cantina laziale emergente Palazzo Prossedi e della blasonata toscana Felsina. Due realtà a confronto. La prima trainata dalla seconda anche per la presenza di Caterina Mazzocolin, nata nella tangibilità etrusca e collaboratrice di Arianna De Rosa, vulcanica colonna di Palazzo Prossedi. Intervengono anche il Presidente della Fis di Roma Est, Alessandro Tozzi, l’anima di Felsina Giuseppe Mazzocolin e la vostra Elvia.
Otto i vini in degustazione concessi da entrambe le realtà e quattro gli oli provenienti dalla Toscana.
L’oro verde sacro ad Atena offre il meglio di sé nelle vesti di Leccino, Pendolino, Moraiolo e Raggiolo. Quattro sfumature brillanti, una differente dall’altra. Quattro personalità parlanti che offrono ai fortunati astanti uno spettacolo naturale di classe.
La sfilata del made in Italy prosegue con i vini del Lazio: Altaica 2018 ( Canaiolo bianco 100%) dalle sfumature dorante e dal gusto salino; Nero della Corte 2015 (Barbera 100%) dalle note fruttate; l’austero Sterparo 2013 ( 40% Sangiovese, 40% Barbera, 20% Merlot) e il longevo Colle della Corte 2009 ( Barbera 30%, 35% Montepulcino, 35% Merlot). Fil rouge? Ruspanti e persistenti proprio come il territorio che li ospita.
Felsina presenta due cavalli di battaglia quali Maestro Raro (Cabernet Sauvignon 100%) e Fontalloro (Sangiovese 100%) in due fortunate annate, 2016 e 2011.
Tra i vitigni più coltivati al mondo emerge il Cabernet Sauvignon, tanto bramato in Cina. L’ America lo rende piacione, irresistibile al palato, mentre la Francia lo genera profondo e austero. Felsina lo inventa arioso e infinito. Il calice racchiude in sé una sconfinante macchia mediterranea. Mentuccia, mirto, terra bagnata, note mentolate, appare generato in Sardegna e realizzato nell’elegante Toscana…
Il Sangiovese, vitigno di origine calabrese, sui Colli Senesi respira aria marina… Speziatura dalle sfumature eterne rendono il sorso infinitamente lungo attraverso il quale raggiungere spazi e dimensioni ancestrali, lontani nell’immaginazione, seppur reali.