L’armonia del Moscato di Paolo Saracco

Il nome Malvasia probabilmente deriva da una località del Peloponneso Monemvasia , si pensa che i veneziani, storici commercianti avessero conosciuto le uve della Malvasia e fossero stati talmente rapiti dal vino prodotto che le osterie del luogo prendessero il nome di malvase. La famiglia delle Malvasia è diffusa tanto che dopo il Trebbiano probabilmente è il l’uva a bacca bianca più diffusa del lungo Stivale. Presente in diverse regioni come Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Lazio probabilmente l’habitat più adatto sembra averlo trovato nella provincia cuneese. Dal profumo inebriante richiama , in genere albicocca e muschio, è un’ottima base per vini spumanti e passati. Poco sfruttato però il suo calice. In genere si abbina col panettone durante le feste natalizie ma le potenzialità sono numerose. Tra i produttori più interessanti del Paese emerge Paolo Saracco. Uomo di poche parole ma dalla rara saggezza . Ricorda ancora di come si spostava da un ristorante all’altro per cercare di far conoscere il suo prodotto e di come ristoratori noti, dopo averlo assaggiato,  ne rimassero sedotti. Crede di essere un privilegiato per essere stato, sostiene, uno dei pochi eletti della sua generazione a intraprendere il lavoro che desiderava e a farlo con successo. Unico rammarico? Forse il fatto di non aver gironzolato per altre cantine prima di sostare definitivamente nella sua. Quarta generazione di viticoltori vanta un bisnonno  lungimirante il quale acquistò i terreni da semplice fattore. Si trattava di terre consone all’allevamento dei bovini e alla produzione di grano e mais. Solo una piccola parte, la più vocata era destinata alla vite. Paolo, personalità che affronta le sfide, ricorda le vendemmie più difficili come memorabili. La 2002, ad esempio, copiosa di pioggia e  grandine. Le vigne erano colme di fango anche nel mese di agosto. Il tepore di settembre, però, regalò una splendida annata, non la migliore ma una tra le più eroiche. Stesso discorso per il 2017: inverno piovoso, estate siccitosa, clima inusuale in quella zona, ma la strana combinazione è riuscita a far emergere il senso di sopravvivenza del Moscato che seppur non in grande quantità ha offerto il suo aspetto migliore. Il sapiente produttore rispetto il generoso vitigno sostiene: “ Il reale Moscato è equilibrato. Acidità, alcolicità, aromaticità si devono avvertire in modo bilanciato. La componente zuccherina non deve coprire il resto. Il Moscato non è un semplice passito, ha una diversa struttura, elegante e fresco contemporaneamente. Dispiace che ancora quest’uva non sia sfruttata come dovrebbe. Si potrebbe abbinare un calice per godere di un aperitivo, per assaggiare una pizza margherita. Nel periodo estivo è un coniuge perfetto per fragole e melone, predilige i frutti esotici”. Perché, allora, non sosrseggiarlo come “bevanda” di seduzione… A voi la scelta.