L’ancestrale classicismo di Luigi Tecce
Come non dover chiamare la propria linea Luigi Tecce. E’ lui l’enologo, l’agronomo, il cantiniere che in un periodo in cui coltivare i vitigni internazionali era uno stile, ha preferito essere controcorrente per lasciare crescere uve autoctone. Già il nonno vinificava ma, il reale successo lo raggiunge Luigi. Personaggio istrionico, autodidatta nella viticoltura e nella cultura. Crede che i suoi vini siano scelti da avventori che conoscono il suo stile e la sua visione della vita, così è! Sommelier da circa venti anni non considera l’abbinamento cibo vino un fatto tecnico, ma semplicemente di gusto e di logica. Crede nel duro lavoro in vigna e nelle potenzialità del terreno. Il connubio uomo terra è fondamentale per la riuscita di un ottimo prodotto. I suoi vini sono di classe, per nulla banali, alcune annate memorabili. Come da buon poeta si ispira all’arte classica. Poliphemo prende il nome dal gigante dall’unico occhio che non ha saputo dosare il nettare di Dioniso in maniera moderata e si è lasciato ingannare dall’astuzia del piccolo uomo dal multiforme ingegno; il Satyricon, invece, è un omaggio a Petronio, all’ elegantiae arbiter il quale, nel suo romanzo, ha regalato un misto di satira, comicità, magia e drammaticità puntando anche sulla cultura del banchetto. Memorabile esempio è la cena di Trimalchione.
Luigi è un personaggio unico, complesso nella sua apparente semplicità … Se potete, prossimamente sarà possibile accaparrarsi una bottiglia di Poliphemo 2013… Cercata di ottenerla per premiare voi stessi e chi la produce, ne vale la pena.