Cantina Bulgarini: la fucina dei talenti

Charles Dickens sostiene che gli incontri sono quelli che si realizzano quando la vita decide di concedere un regalo … Probabilmente è l’appuntamento di due esistenze quello tra Fausto e Virginia, un’affinità elettiva la definirebbe Johann Wolfgang von Goethe che si concretizza con la nascita di Andrea, Angelica, Benedetta e con la Cantina Bulgarini di Pozzolengo, Brescia, al confine col Veneto. Marito e moglie riescono a tirare fuori reciprocamente le sfumature migliori, quelle che cambiano gradazione con l’alternarsi delle stagioni. Fausto ha una personalità concreta. Anche Virginia la possiede ma con un tocco di romanticismo, di arte, di fede. Così assieme al compagno di una vita si circonda di anime positive come una direttrice d’orchestra, tra queste l’enologo Marco Simonetti. Loquace quando si tratta di esprimersi sul lavoro, più riservato nella vita privata, anche lui legato ai figli come alla terra che lo ha scelto assieme ai coniugi Bulgarini in veste di “dottore”, filosofo, innamorato. Simonetti è prodigo verso le nuove generazioni desiderose di imparare il mestiere e con le viti, che segue con frequenza. Sorsi identificabili di un territorio che riscopre un vitigno per troppo tempo oscurato: il Turbiana, noto anche come Trebbiano di Lugana presente nell’omonima Doc del 1967 che per tale denominazione possiede almeno il 90% di questa luminosa uva. I grappoli prediligono suoli cretosi, respingono l’umidità, sensibili alla peronospora e all’oidio, compatti da giovani, vigorosi, copiosi di catechine e antociani. Vitigno predisposto all’invecchiamento? Sì, se seguito con attenzione e raccolto alla giusta maturazione a volte precoce, può sostare anche oltre 10 anni in bottiglia. In genere si gusta appena uscito sul mercato. Il suo charme è cangiante come un uomo affascinante. All’inizio si avvertono note floreali, agrumate per poi, col tempo, trasformarsi in guizzi minerali, sulfurei, sensualmente ferrosi. Le bottiglie Bulgarini indossano abiti lussuosi, dalla spiccata personalità. Lo stilista è Marco Grechi dallo spirito libero, il carattere estroverso e la propensione all’arte. Il giallo si mescola all’azzurro, al verde disegnando il sole; il dorato al blu. Tutto impreziosito da un significato recondito, un mistero che può essere svelato solo con l’assaggio.

Il Lugana Doc Metodo Classico Brut 2017 dalla veste bianca, azzurra e gialla è disinvolto nelle sfumature, nella tinta e all’assaggio. Il perlage fine e persistente stimola l’olfatto attraverso sentori di pesca gialla, margherita, susina, camomilla. Il palato è invaso da una giusta cremosità che ammalia il fortunato avventore desideroso di goderne un altro sorso.

Il Lugana Doc Metodo Classico 2015 è un fuoriclasse. Affinamento per otto mesi in vasche di acciaio inox con rifermentazione in bottiglia, sosta sui lieviti per 60 mesi. L’attesa è degna del risultato. Una sfumatura ancora più preziosa lascia intendere la sua indole. La mineralità è indiscussa.

Il Cà Vaibò 2020 generato da colline moreniche, suoli di matrice argillosa e ghiaiosi proliferano acini che subiscono un breve appassimento in cassetta. Una parte del nettare affronta una fermentazione malolattica in temperatura controllata in acciaio, invecchia per 12 mesi in botti di rovere francese. Affinamento per circa 5 mesi in bottiglia. Il risultato sono archetti sontuosi ai quali è impossibile resistere. Morbidezza, leggiadria, sposano difficili abbinamenti gastronomici anche con sapori più intensi come una vellutata di topinambur. I funghi potrebbero essere compagni perfetti.

Il Lugana Doc 010 annata 2015 dalla pressatura soffice e lungo affinamento sui lieviti colpisce per l’acidità e il finale piacevolmente sapido che vagheggia il caramello salato. Note di burro fuso, crosta di pane, rammentano strette viuzze francesi nelle quali fornai si svegliano presto per addolcire la giornata ai laboriosi clienti in cerca di un ristoro prima di recarsi sul luogo di lavoro.

Il Garda Doc Merlot Gerumì 2017 invecchiato sia in tonneaux di rovere francese che in legno americano è il compagno ideale per addentare il Cinghiale dolceforte e la selvaggina. Riconoscibile in una degustazione alla cieca.

L’Amarone della Valpolicella 2016 (Corvina Veronese 50%, Corvinone 30%, Rondinella 20%) nasce da uve appassite tra i mesi di dicembre e gennaio che subiscono una macerazione di circa 25 giorni, affinamento di 12 mesi in acciaio e 40 mesi in barrique di rovere.  Vibrante, beverino, snello. La bottiglia in breve tempo svanisce. Chissà se lo avrebbero apprezzato Hannibal Lecter e Ernest Hemingway, storici estimatori.  

Dulcis in fundo il Dolce Angelica che si ispira a uno sceneggiato di successo del 1964 tratto dal romanzo francese Angelica, la marchesa degli angeli interpretato da una vivente Jocelyne Yvonne Renée Mercier. Una deliziosa bottiglietta di 375 ml sarebbe sprecata da accostare semplicemente a un dessert. Compagna di formaggi e di carni bianche. Mallo di noce, nocciola, lime, note erbacee lasciano il palato pulito e appagato.

Virginia è una scopritrice di talenti. I suoi sorsi sono essere esaltati anche grazie alla bravura della chef Nadia Covallero. È una guida di menti, in grado di cogliere il vento, solcare il moto delle onde e raggiungere il meritato approdo.