Cave Monaja: persistenza dei calici

Area nota ai Romani per la posizione strategica e di confine, soprattutto per la vittoria sui Salassi. Ricordata perché attraversata dalla Dora Baltea, uno dei maggiori affluenti del Po. Territorio accarezzato dai venti, dall’area pulita, il panorama mozzafiato, le montagne verdi assolate, cime imponenti. Per quanto la Valle d’Aosta sia la regione più piccola dello Stivale è estremamente affascinante e produce nettari interessanti, esemplari grazie all’escursione termica, l’esposizione delle viti e la diversità del suolo.
Tra le cantine più recenti Cave Monaja nata dalla volontà di un giovane enologo Chul-Kyu Andrea Peloso che percepisce le qualità del territorio e cerca riprendere alcuni vigneti antichi nella zona del comune di Saint-Denis, per poi allargarsi in Saint – Christophe, Saint – Pierre, Quart, Villeneuve e Aosta. Chul – Kyu è determinato, volitivo, dedica la maggior parte del tempo in questo lavoro realizzando bottiglie interessanti, sfaccettate, profonde. La produzione è piccola e va a ruba. Una chicca costituita da Pret à boire Blanc 2021 (Traminer 50%, Muscat 30%, Chardonnay 10%, Nus Malvoisie 10%) dalla fermentazione e l’affinamento in anfora. Archetti soavi baciano il calice sprigionando sentori di mimosa, citronella, lime, pesca gialla. Sorso dal finale piacevolmente agrumato, la personalità spiccata e l’estroversione non sono affatto banali. Stau 2020 ( Chardonnay 60%, Muscat 20%, Tramin 20%) generato da vigne che oscillano dai 600 ai 1000 metri s.l.m.. Una sfumatura più carica generata da 12 mesi di invecchiamento in barrique di rovere francese concedono sbuffi di albicocca, pesca sciroppata, zagara, vaniglia che al palato si trasformano in un bacio passionale, succoso, copioso. Pret à biore Rouge 2020 (Sirah, Pinot noir, Petit Rouge) dalla tinta trasparente e l’unghia purpurea prezioso come il vaso vinario ovoidale che per 100 giorni lo protegge, regalando la giusta evoluzione come avvolto da un grembo. Creato da vigne con età compresa dai 40 ai 50 anni. Mirtilli, marasca, iris su un tappeto pepato stuzzicano le narici. L’assaggio è morbido, avvolgente, tannini vellutati. Più intense le nuance del ventoso Foehn 2019 (Petit Rouge 30%, Fumin 40%, Vien de Nus 30%) che nasce da grappoli di vigne di 60 – 70 anni che raggiungono gli 850 metri s.l.m. Noce moscata, pepe nero, ginepro, rabarbaro, mallo do noce su un tappeto di frutti rossi avvolgono le papille gustative con vivacità. Tannini laccati. 300 non è solo l’età delle viti madri di Monaja 300 del 2018 (Petit Rouge 40%, Fumin 30%, Vien de Nus 30%), ma anche il numero degli Spartani guidati da Leonida che nel 480 a.C. affrontarono i Persiani capeggiati da Serse nell’immortale battaglia delle Termopili. Profumi, struttura, piacere, suadenza. Vino combattivo. Sostenevano gli antichi: nomen omen. Un assaggio da vivere. Sì perché Andrea crea le sue bottiglie come se fossero figlie. Ha avuto la capacità di riprendere vite abbondonate e regalare loro l’opportunità di diventare sorsi di stile. Finezza e persistenza sono invidiabili. Dal primo all’ultimo assaggio si resta appagati. Felici e contenti.






