Termine Grosso offre numeri vincenti e musica

Nella società odierna nella quale tutto è veloce, è difficile dedicare un po’ di tempo a se stessi e alle persone care. È problematico anche instaurare un rapporto con la natura, sempre più maltrattata e violentata dall’essere umano. Surriscaldamento terrestre, inquinamento, incendi stanno cambiando il mondo e il suo equilibrio. Anche la vendemmia tende a essere anticipata.

Uva simbolo di rinascita, di rivincita sulla morte, mezzo attraverso il quale Dioniso “inebria” le menti, placa gli affanni, illude gli uomini. È anche il sacrificio di Dio, il suo sangue, la sua generosa offerta. E generosa è la cantina Termine Grosso di Roccabernarda (Crotone) sia nella creazione dei variegati calici che nei valori di un tempo, proprio quelli che non esistono più. Patrizia e Antonio hanno creato un altare sacro agli dei, sono stati anche in grado di trasmettere, senza forzare, le loro passioni ai figli. Maria Pia diventerà una veterinaria e Fabrizio un agronomo. Perché è così che vive la famiglia Giglio Verga a contatto con la natura, con il respiro della terra, la ascolta dedicandosi alle sue uve, rendendole speciali.

In questo modo alle bottiglie storiche come Donnanò ( Greco bianco, Pecorello e Zibibbo) dalla dolce potenza; Don Fabrizio (Gaglioppo 100%) piacevole e ben definito; Giglio Nero (Gaglioppo 90% Cabernet Sauvignon 10%) vellutato, voluttuoso e deciso; Gocce di Frisio (Gaglioppo 80% Merlot 20%) autentico nettare degli dei, compagno ideale per gli amanti come Marte e Venere; Crete del falco (Gaglioppo 55%, Merlot 15%, Cabernet Sauvignon 15%, Cabernet Franc 15%) foriero di spezie, ammaliante dai riflessi preziosi; i rosati Luna Piena (Gaglioppo 100%) dalla pressatura soffice, la perfetta criomacerazione, l’affinamento in acciaio regala emozioni, una splendida cornice di ricordi indelebili, il sorso è memorabile; Theorema (Gaglioppo 100%) dalla raccolta precoce, la criomacerazione più breve, piacevolmente mascolino, gioielli dell’azienda si aggiungono un luminoso 0962 (Greco Bianco, Malvasia e Zibibbo) dalle note agrumate, erba appena tagliata, tappeto lievemente mentolato. In bocca una buona acidità lascia la sensazione di lime, un tuffo nella sapidità del mare e la morbidezza della sabbia. Zero come circolari sono i profumi e i sapori di queste gocce; 9 il risveglio spirituale; 6 la cifra tanto amata da Petrarca, presente nel Canzoniere, anch’esso multiplo del numero perfetto; 2 è la coppia ideale: calice e assaggiatore si raccontano quei segreti inconfessabili che solo una bocca loquace può rivelare e un calice silenzioso ascoltare.

Medesimo nome nel rosato (Gaglioppo e Magliocco), i due vitigni principi della regione si amalgamano come due mani che si intrecciano. La lucentezza del rubino sprigiona ciliegia, piccoli frutti rossi resi più intriganti dal pepe nero, la curcuma, il coriandolo: un ermafrodito, entrambi i sessi si mostrano, olfatto elegante e sapore profondo. Per gli amanti del genio e della sregolatezza GV01 (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio) dedicato a Giacinto Verga. Sembra che la sua anima sia rinchiusa in questa bottiglia come un genio in una lampada. Un rosso granato vagheggia l’antenato. Non si tratta di un sorso usuale ma di una scoperta, spigolosità e rotondità si sovrappongono quasi a costruire una nuova figura geometrica che sfocia in un vortice, quello della libertà, di colui il quale vede oltre e non è sempre compreso. La canzone che più la rappresenta è Comme d’habitude scritta da Claude Francois, compositore francese noto come Clo – Clo, generato da una madre calabrese (tutto torna) ma passato alla storia perché il brano cambiò il titolo in My way resa immortale da Frank Sinatra. Il sorso è musicale ma il motivo sebbene sembri noto, non è uguale per tutti. Ugole come Aretha Franklin, Tom Jones, Celine Dion, Elvis Presley, Robbie Williams, Michael Bublé, Shakira, Luciano Pavarotti e Patty Pravo se ne sono appropriate rendendo un’interpretazione completamente diversa, soggettiva proprio come questo assaggio.