Go Wine Puglia
Puglia, tacco d’Italia, ambita meta estiva, colonia della Magnia Graecia. Suolo prevalentemente pianeggiante, baciato dal sole e lambito dal mare. Terra di olio e di vino, serbatoio d’Italia e del mondo per la grande produttività di nettare di Bacco. Per anni i preziosi liquidi prodotti in questa regione hanno contribuito a realizzare altri nettari per renderli più alcolici e maggiormente strutturati, noti come vini da taglio. Negli ultimi anni, però, la Puglia ha ridestato la chioma realizzando calici invidiabili. Rosati dalla spiccata personalità e bollicine inebrianti sono protagoniste di una storia che è ancora all’inizio del suo racconto.
Proprio in questi giorni, nel capoluogo lombardo, si è svolta una giornata organizzata dall’associazione Go Wine dedicata a questa magica e storica regione. Numerosi i vitigni autoctoni protagonisti delle diverse declinazioni. D’Araprì, cantina di San Severo (Foggia) nata dalla passione e l’estro di tre amici che per primi decidono di spumantizzare il Bombino riconferma l’alloro grazie proprio a quest’uva bianca che nel millesimato RN raggiunge l’apoteosi. Perlage fine e persistente che in bocca si trasforma in voluptas, dissetando il fortunato avventore. Un gradino più su il Gran Cuvée XXI secolo: Bombino nero e Pinot nero si amalgamano perfettamente diventando un tutt’uno. Indole elegante che regala sentori di crosta di pane, lime, albicocca acerba, miele di sulla al palato si tramuta in crema dalla lunga scia fresca. Un lusso.


Domus Hortae, azienda della famiglia Fioretti, è una realtà dal 1788 di Orta Nova (Foggia) genera calici dalla complessità aromatica e la buona alcolicità, tutti estremamente equilibrati, il Minutolo in purezza che veste l’abito di Ti Estì ne è la conferma. Un giallo paglierino concede sbuffi di pesca gialla, salvia, erba appena tagliata, fiori gialli e rosmarino. In bocca freschezza e acidità si abbracciano. Lungo epilogo vivace.
Per gli amanti della territorialità il Susumaniello è un sorso da godere. Una buona versione la offre il Podere don Cataldo di Veglie (Lecce). Uva per anni dimenticata, vigorosa, generosa nella produzione e nell’assaggio. Ciliegia, mora, prugna in bocca si evolvono in un piacere avvolgente dal finale non banale.
Medesimo vitigno dall’aspetto rosato e l’abito floreale lo presenta la Tenuta Viglione. Sposo della zuppa di pesce vagheggia la melagrana. Una sottile rosa canina invita all’assaggio dal finale vibrante. Ottimo anche come unico compagno di un intero pasto.


Conti Zecca presenta Cantalupi (Negroamaro 80%, Malvasia Nera 20%). Rosso rubino intenso acchiappa naso e palato. Piccoli frutti rossi solleticano le narici per riempire la bocca in modo appagante. Un piacere sinuoso.
Per chi decide di fare colpo al primo incontro Rem Metodo Classico Terre di Vaaz è un sorso di Primitivo vincente. Perlage chic e costante. Piccole fragole, melagrana, crosta di pane, piccole amarene acerbe all’assaggio si evolvono nella schiuma del bagno proibito di Venere. Lussurioso.


Il medesimo vitigno lo scelgono le Terre Carsiche 1939 di Castellana Grotte (Bari) in Fanova Riserva che produce un sorso generoso, intenso dalle sfumature color granato. Cuoio, chiodi di garofano, ciliegia concedono un assaggio dalla spiccata personalità. Tannini vellutati lasciano assaporare un’arancia sanguinella.
Massimo Leone è un’ottima cantina rappresentata da Alessio, seconda generazione di vignaioli. Il Nero di Troia è notevole. Un gusto equilibrato, vincente, tannini soffici, epilogo lungo e persistente. Ganimede, uno dei troiani più giovani della storia, tanto amato da Zeus battezza un’altra bottiglia, blend di Aglianico, Montepulciano e Syrah … Succulento, variegato. Un volo nel passato, nella mitologia nelle svariate sfumature di amaranto.

