Vini Veri 2022: nettari secondo natura

Ritorna l’entusiasmo di sempre a Vini Veri 2022 che, finalmente, riapre i battenti dopo la lunga pandemia. Rifiorisce la vitalità dei calici rappresentati da tutti i produttori presenti capitanati dal presidente del Consorzio Vini Veri Paolo Vodopivec. Sold out sia per le degustazioni che per le cene succulenti realizzate dagli chef Andrea Irsara e Giulio Gigli.

Tra i calici sinuosi emergono Praesidium, azienda abruzzese a conduzione familiare. Pater familias lo schietto Enzo Pasquale assieme alla moglie Lucia, oggi affiancato dai figli Antonia e Ottaviano, la prima dalla mentalità più tecnica, vista la formazione ingegneristica, il secondo, bravo psicologo, regala un quid in più all’azienda. Alcuni dei loro calici rasentano la perfezione. Tutta la linea è allettante. Il Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc A Marianna 2015 rispecchia il territorio, la vastità dei suoi paesaggi, il respiro della terra. Il Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Doc 2021 piacerebbe a chiunque. Il colore intenso, il profumo deciso, regala un sorso schietto, diretto, dalla forte personalità, abbinabile ai cibi.  La Ratafia è eccezionale come poche. Dalla giusta consistenza, se ne berrebbe un’intera bottiglia. Spicca rispetto la concorrenza. Bouquet generoso che in bocca si trasforma in una libellula dalla buona freschezza.

Da L’Aquila passiamo alla provincia di Teramo con l’azienda agricola Massetti Francesco, a rappresentarlo una giovane e gentile moglie. La superficie occupata è di otto ettari e la passione di Francesco per il nettare di Bacco è viva e specialmente nel rispetto della natura. Tocca poco il terreno e fa in modo che l’uva giunga alla giusta maturazione e sprigioni il meglio di sé. Poiché la vita va presa con filosofia, bisogna essere positivi, specialmente in alcuni momenti della propria esistenza. È giusto vedere il bicchiere “mezzo pieno” ed è così che si chiama una delle bottiglie di punta, annata 2021. Trebbiano d’Abruzzo 100% dalla spiccata mineralità e il colore prezioso. Quaranta Cinque (Montepulciano d’Abruzzo 100%) 2017 è un sorso rubino che vagheggia il pepe nero, i chiodi di garofano, la ciliegia, piccoli frutti rossi. Da sorseggiare anche da solo. Seduce.

La provincia di Chieti vince con il Feudo d’Ugni di Cristina Galasso, donna concreta e dedita al lavoro. Vini secondo natura. D’Ugni bianco (Malvasia, Trebbiano, Riesling, Grüner Veltliner) è emozionate. Dalla nuance intensa regala la pesca matura, il miele millefiori, il pompelmo, il mango. Bocca avvolgente e finale cedrino.

Giampiero Bea, ex presidente, oggi vicepresidente del consorzio, raggiunge sempre l’alloro grazie al Trebbiano Spoletino Arboreus 2016, generato da vigne di 40 anni, a 200 metri sul livello del mare con il Pagliaro 2015 (Sagrantino 100%), sorso in apparenza immediato, in realtà complesso. Ma se volete raggiungere l’apoteosi il Cerrete (Sagrantino 100%) è il vino adatto a voi. Le uve macerano 32 giorni sulle bucce e i vinaccioli, i lieviti sono indigeni, 11 mesi in acciaio inox e 32 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia. Si tratta di gocce preziose che non si dimenticano, lascino il segno. Da abbeverarsene nelle grandi occasioni.

In Sicilia emerge l’azienda agricola Di Salvo a Bivona (Agrigento) che da quattro generazioni produce nettari in un’area ancora per molti sconosciuta ma vocata al vino. 15 ettari di certificazione biologica regalano Nero d’Avola, Catarratto e Perricone. Marì 2019 (Catarratto 100%)  è una donna dal bel viso, dal vestito lucente e l’andamento luminoso, quando si lascia assaporare ha uno strascico dalla buona freschezza. Lo Zezé 2020 è un cavaliere baldanzoso dall’aspetto muscoloso e i modi gentili. Una coppia perfetta proprio come Maria e Andrea che trattano la terra come il terzo figlio.

Sempre in Sicilia nella zona di Palazzo Adriano (Palermo) esiste un carillon dal variegato suono: Il Censo, nato nel 2004 sebbene le vigne siano molto più antiche. L’idea è di Gaetano Gargano supportato dalla moglie Nicoletta. Perricone, Catarratto, Nero d’Avola e Inzolia qui prendono vita grazie a un terroir unico. Grappoli baciati dal sole, accarezzati dal vento e nutriti da un suolo millenario. Gaetano è un contadino filosofo e colto. Ascolta la terra, utilizza la ratio per l’allevamento delle sue creature e il cuore per la realizzazione del nettare di Bacco. I calici sono ancestrali. Raccontano una regione, la storia della sua famiglia, della zia che produceva vini da messa. Un misto tra passato e presente che si intrecciano. I calici sono generosi, dalla spiccata acidità… Noti in America anche più che in Italia.

Per gli amanti dei passiti Ferrandes è un tuffo storico. Famiglia di origine spagnola presente nell’isola di Pantelleria da oltre seicento anni. Su suoli vulcanici nasce il Moscato d’Alessandria più noto come Zibibbo, vivo anche in Calabria ma in quest’isola sembra aver trovato la sua dimensione. Un colore topazio disegna archetti sinuosi che concedono un bouquet prodigo di fico, dattero, miele di castagno, arancia candita. Avvolgente al palato, dall’epilogo ampio coadiuvato da una buona freschezza. Snello nella sua ampiezza.

In occasione di questo dionisiaco evento si è firmato il manifesto “La forma e la sostanza, le luci e le ombre” per delineare la figura del vero produttore che segue le leggi della natura, non altera il frutto della terra e specialmente offre un risultato gradevole. Chi dice che un buon vino non debba piacere?

Alla prossima edizione!