L’altra Milano: new entry Enoteca dal Bocia


Secondo Aristotele l’uomo è un essere sociale: “Nessuno sceglierebbe di vivere senza amici anche se possedesse tutti gli altri beni” e fa anche una distinzione dei tre livelli dell’etimo latino. Amicizia interessata, probabilmente la più diffusa, in parole povere un do ut des ti do affinché tu mi dia qualcosa in cambio; amicizia alla ricerca del piacere, tipica dell’età adolescenziale, stare insieme fa bene a entrambi; amicizia che si basa sulla stima, sul piacersi reciprocamente. Potremmo trovare le tre sfaccettature in un solo rapporto? Perché no? È il caso di Francesco Cincotti, poliedrico imprenditore milanese e Federico Bertollo istrionico amante del buon bere. Già i loro padri Marco e Dino si frequentavano nel passato, lasciando il testimone ai diretti eredi che hanno deciso di creare un altarino alcolico nel capoluogo lombardo: l’Enoteca dal Bocia, nome in onore di Dino, scherzosamente soprannominato il bimbo di casa. Il simbolo del locale, che si ispira al Canal Grande di Venezia, potrebbe vagheggiare anche un messaggio segreto celato in una bottiglia. Sul biglietto cosa ci potrebbe essere scritto? “Luogo insolito per la città, nel quale è possibile essere ascoltati, coccolati, ospitati in compagnia di un buon calice di vino”. Per gli amanti delle novità è la location ideale. Sorsi prevalentemente veneti, come le origini di Chicco, del Friuli Venezia Giulia, della Francia poco conosciuta per poi giungere nelle altre regioni. Disparati i vini naturali e biodinamici, accompagnati da salumi, formaggi, caviale, bruschette tutte made in Italy. Dinnanzi la struttura di via Magolfa, 21 il noto museo dedicato ad Alda Merini che dall’esterno rivolge il suo sguardo, ci si auspica di approvazione, per alcuni provocatorio, tra una fumata e una corona di farfalle.
Uno scrigno ancora da aprire tra cultura, libertà, accoglienza e secchiate note a Bacco.


