Al Vinoforum vince la territorialità: Lazio in movimento
Si conclude il primo weekend del Vinoforum, evento ospitato dalla Capitale fino al 19 del mese. Cooking show, mixology, nettare di Bacco sono solo alcuni contenitori di una kermesse tanto attesa dopo un lungo periodo di chiusure. La location offre spazio alla cultura dell’ οἶνος attraverso degustazioni che hanno come protagonisti i territori.
È proprio il “latus” Lazio ad aprire le danze. I differenti terroir regalano calici inaspettati, piacevoli, talvolta misteriosi. Il Frascati Superiore 2019 di Gabriele Magno, generato da vigneti di circa 40 anni, porta in auge il cuore dei Castelli Romani, dimostrando l’abbinabilità, la versatilità, la storia di un luogo che deve tutto alla testardaggine di un giovane, giustamente orgoglioso. Ritorno ai vitigni autoctoni con il Bellone 2020 de I Pampini. Un misto di frutta e fiori gialli conducono in una dimensione ancestrale il bevitore. La Cantina Morichelli, nei pressi di Bracciano, sfodera Violo 2019 (Violone 100%) dal colore intenso, la passionalità dei frutti rossi, la carnosità del sorso. La Malvasia Puntinata spicca grazie allo stilista Emiliano Fini nella collezione 2019 in Libente sulla passerella di Aprilia. Tarquinia rammenta le origini enologiche attraverso il sorso di Bibi 2020 di Etruscaia. La Malvasia femminile al naso, in bocca sprigiona sentori mascolini, un buon ermafrodito. La Tenuta Santi Apostoli sbaraglia con un Vermentino tutto laziale, Atreo 2018 è un calice particolarissimo, la figura della mitologia greca, figlio di Pelope e di Ippodamia, è vincente, memorabile, a tratti emozionante. Un avvicendarsi di sorprese. Stessa uva la declina Muscari Tomajoli con Nethus 2020. Bella donna da osservare, corteggiare, possedere. Artico Azienda Agricola partorisce Amaltea, Trebbiano vivace, piacevole, stuzzicante. Il Viognier 2020 di Raparelli non conosce la banalità, ottimo da sorseggiare e con un roseo destino dinnanzi. Gaffino si dedica alle medesime grapes e annata con Fojetta, una scoperta. Erbe aromatiche, salinità, frutto giallo acerbo lo rendono identificabile. Entrambi i calici spiccano per acidità e finale piacevolmente persistente. Un viaggio tra sapori, cultura e sorsi che non vanno descritti ma assaporati.