Il Bellone secondo Cincinnato
Estremamente affascinante il vinum in tutte le sue declinazioni e soprattutto nelle sue origini. La tesi più recente, grazie alle ultime scoperte archeologiche, sostiene che la zona più antica sia quella dell’attuale Iran e Iraq. Nettare indissolubilmente legato a Venere per l’etimologia della parola e a Bacco per l’ebrezza resta, ancora oggi, uno dei prodotti di eccellenza, molti dei quali tutti italiani.
Il Lazio rimane celebre per la città di Roma che, talvolta, offusca tutta la regione. In realtà si tratta di suoli affascinati, alcuni dei quali di origine vulcanica. Distese di vigne regalano al fortunato turista attimi di serenità e soprattutto di gloria. Area dal passato epico che ha avuto come protagonisti tanti uomini politici, tra questi Cincinnato, soprannome affibbiatogli per il suo visibile ciuffo riccio, patrizio, condotto alla miseria da un figlio che lo aveva costretto a vivere in povertà presso la foce destra del Tevere. Il Senato scelse proprio lui, Lucio Quinzio, per sconfiggere gli Equi che avanzavano. Così Cincinnato, ormai caduto in disgrazia, portò alla Capitale la vittoria riottenendo la sua dignità.
Dai lui prende il nome la cantina ubicata a Cori (Latina) superficie ricordata per la produzione di due vitigni autoctoni il Nero Buono a bacca scura e il Bellone a bacca bianca. Di quest’ultimo l’azienda regala quattro espressioni. Entrambe le uve offuscate per anni, ma è necessario che i prodotti riacquistino la propria luminosità. Cincinnato ha compiuto 73 anni, comprende 550 ettari ed è costituito da 105 famiglie.
Il guerriero e domatore di cavalli Castore, gemello di Polluce, è un chiaro Bellone dalla bevuta facile, estremamente abbinabile ai cibi, può essere utilizzato per tutto il pasto ed essere considerato un ambasciatore del territorio. Gli amanti di Cori lo apprezzerebbero. Sempre il Bellone, in altre zone laziali, chiamato Cacchione riempie la bottiglia Enyo che nell’antichità rappresentava l’urlo furioso nella battaglia. Il giallo inizia a essere più marcato. Si avvertono i frutti come pesca bianca, una leggera nota di albicocca acerba, una scorza di limone e una piacevole acidità. Il nettare fa solo acciaio proprio per preservare la sua autenticità. Per gli amanti delle bollicine la freschezza e gradevolezza di queste bacche luminose si trasformano in brio con Korì, spumante brut dal metodo classico che può tranquillamente essere il protagonista di un copioso aperitivo. Sorso chiama sorso, crosta di pane, pasta frolla, sbuffi di crema di limone immergono il fortunato bevitore in un’atmosfera di borghi antichi, nelle strade dei quali, si è attratti dai profumi che stuzzicano l’appetito. In bocca acidità e sapidità si alternano. Il Pas Dosè è una versione intrigante… Il vitigno raggiunge una singolare eleganza grazie all’affinamento sui lieviti per 24 mesi. Cenni di pane appena sfornato, biscotti fatti in casa con sbuffi di lime a arancia candita. Il sorso è appagante dal lungo epilogo friccicarello.
Perché non organizzare una degustazione esclusivamente di Bellone per scoprire di più un territorio e un vitigno in tutte le sue sfaccettature?