Omina Romana tra opera e jazz regala il presente

 

Εὐτέρπη “colei che rallegra” è la musa della musica che ha, certamente, ispirato Anton Börner industriale tedesco, andato alla ribalta non solo per la carriera professionale quanto per le passioni che lo contraddistinguono quali il nettare di Bacco e l’amore per la cultura classica. Da alcuni anni l’eclettico tedesco ha realizzato una cantina: Omina Romana nel velletrano. Anton è esigente innanzitutto con se stesso, a lui piace osare, andare oltre, realizzare calici degni di menzione, ma soprattutto regalare emozioni, tatuaggi che restano addosso, invisibili sul corpo ma incancellabili nel cuore. Le Feriae Augusti hanno rallegrato lo spirito di Börner tanto da realizzare due eventi sonori il 16 e il 30 agosto all’interno della duratura cornice dei Giardini del Vescovo di Ravello, diamante della Costiera Amalfitana. Riprende vita l’imperitura area verdiana Libiamo esaltata dallo Chardonnay 2019 dai sentori di frutta gialla, di note agrumate, di sbuffi di fieno. Il Fin ch’han dal vino del Don Giovanni di Mozart è reso ancora più aitante dal calice Hermes Diactoros II 2019 (Viognier, Petit Manseng, Bellone, Incrocio Manzoni). Il taglio bordolese Omina Romana Nemorensis I 2017 è il protagonista de I bevitori tratti da Nuits d’èté à Pausilippe di Donizetti che rende i gorgheggi ancora più intriganti. Il Cesanese 2015 diventa un vero e proprio elisir d’amore ancora sulle note del compositore bergamasco. Vitigno a bacca rossa sovrano della regione, in questa cantina, è piacevolmente sorprendente, eleganza, regalità e speziatura contraddistinguono un sorso difficilmente ripetibile. Ceres Anesidora I 2015 (Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon) avvolge il palato con la medesima potenza che utilizzò Cerere nel cercare la figlia nei meandri del mondo. Amarena, pepe nero, pennellate di ribes su un fondale di spezie dolci lasciano il palato appagato e soddisfatto come quando la dea della terra riuscì, dopo tanto girovagare, a riabbracciare Proserpina danzante nelle vesti della Carmen di Bizet e la Cavalleria Rusticana di Mascagni.

Chi non si è mai lasciato sedurre dalla musica Jazz che si sviluppa tra l’800 e il ‘900 sebbene i ritmi primordiali siano collocati nel 1400? Potenza sonora, vivacità spingono chiunque a ballare e a perdere i freni inibitori proprio come l’antico οἶνος se non allungato con l’acqua. Hermes Diactoros II 2019 (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot) è ben rappresentato nella sua solarità sulle note di On the sunny side of the street. Paglierino luminoso dagli echi leggermente mielati, dalla spiccata mineralità e dalla lunga scia sapida. Lo Chardonnay Ars Magna 2016 è strepitoso. Il prezioso giallo quasi dorato trova la voce in What a little moonlight . Note di fine pasticceria solleticano le narici lasciando assaporare pasta frolla, burro fuso, albicocca sciroppata su uno sfondo di polvere di caffè. Il blu dipinto di blu fa volare nei sorsi pregiati del Viognier Ars Magna 2016. Vaniglia, pepe bianco, noce moscata, curcuma e un soffio di zafferano regalano un sorso sinuoso come le onde spumose del mare di Zante dalle quali nacque Venere. Chi stupisce è il Merlot Ars Magna 2015 mai ovvio. L’elegante rosso rubino dall’unghia granato nei suoi archetti rammenta, con un poco di conoscenza storica, la sua contesa tra Volsci e Romani per il territorio.

 

La capacità di percepire il liquido tanto stimato da Dioniso consiste anche nel saper apprezzarlo nella sua complessità. Anton, assieme alla figlia Katharina, regala momenti apparentemente eterni nei quali realtà e immaginazione si fondono. Non esistono epoche e storie ma solo il presente che riesce a essere vissuto nella sua impercettibile intensità.