Du Cropio winery e assapori la Calabria

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La Calabria, negli ultimi anni, dal punto di vista vitivinicolo sembra aver raggiunto traguardi già ottenuti in passato ma, ahimè, dimenticati. Regione accarezzata da un clima mediterraneo, dotata di escursioni termiche all’interno, baciata dal sole, variegata per i differenti suoli, si è sempre distinta per la DOC Cirò, presente nella zona crotonese. La tradizione vuole che il lottatore Milone di Crotone, vincitore di numerose olimpiadi,  fosse ghiotto di un nettare di questa zona che molti considerano il legittimo antenato delle uve Gaglioppo. Diverse le leggende, tutte affascinanti. Non in molti, però, sanno che questo splendido vitigno di origine, probabilmente, greca e dal nome affascinate “bel piede” per la forma e l’armonia del grappolo è figlio del Sangiovese e del Mantonico e fratello del Nerello. Poco conosciuto rispetto al merito e soprattutto non valorizzato dai produttori. Carta di identità? Colore chiaro, buona acidità e spiccata tannicità. Ma sia sa, se si vuole assaggiare un degno calice di questo prezioso liquido è necessaria l’attesa. Spesso le bottiglie di Gaglioppo, per scelta errata dei produttori, sono degustate troppo presto. Il “bel piede” desidera del tempo, come se fosse una donna sinuosa che, in abiti sensuali, attende di essere colta, assaporata, motivata. La vendemmia per paura delle temperature incerte degli ultimi anni si verifica precocemente, originando sorsi dai tannini troppo verdi,  screditando così meriti, peculiarità a grappoli degni di Oscar. Ad aver capito la necessità della sosta è il viticultore cirotano Giuseppe Ippolito. Personaggio istrionico, intuitivo, diretto, sensibilissimo al fascino femminile e, forse proprio per questo, che ha capito l’essenza di quest’uva autoctona: l’indugio. Le sue bottiglie si affacciano al commercio dopo quattro anni di affinamento in bottiglia e offrono il meglio di loro. Il merlottante Serra Sanguigna  IGT Calabria 2012 (70% Gaglippo, 15% Malvasia Nera, 15% Greco Nero) dal colore inteso che preannuncia sbuffi di prugna secca, ciliegia sotto spirito, more, piccoli frutti rossi. In bocca è voluttuoso, pieno, curvilineo, dal finale lungo e piacevole.  I sentori terziari sono i protagonisti del Dom Giuvà  Rosso Classico Superiore 2012  (80% Gaglioppo, 20% Greco Nero).  Tabacco, cuoio, pelle equina, su uno sfondo speziato che varia dal pepe nero al leggerissimo curry, dalle molteplici sfumature,  in alcuni aspetti commovente. Eleganza beverina che crea dipendenza. Davvero una chicca; Damis Riserva 2013 (Gaglioppo 100%) abito intenso, profumi incisivi che oscillano dal fruttato al floreale su un tappeto di spezie dolci come coriandolo e cardamomo, quasi un vino da meditazione, da gustare in solitudine per capirne il pregio. Epilogo amabilmente persistente. Il fil rouge? I tannini. Vellutati nella loro durevolezza, mai verdi, contraddistinti dalla naturale maturazione.

Il segreto di Du Cropio Winery? L’aver capito il vitigno, la capacità di essere stato in grado avvertire la sua essenza e soprattutto l’abilità nell’averlo trasmesso. Quasi tutto il prodotto si dirige all’estero dove è molto apprezzato. Buon sangue non mente. Ad aver scritto il disciplinare del Cirò  nel 1969 fu proprio papà Giovanni, agronomo, stimato da Veronelli come il padre della viticultura calabrese, a lui dedicate anche tre pagine dello storico libro Vino al Vino di Mario Soldati.

Al di là del clima favorevole delle vigne, la presenza del vento e i suoli di qualità, Giuseppe è molto attento ai singoli grappoli i cui acini risultano piccoli, concentrati, dalla buccia spessa. Il Gaglioppo, come dice “Seppetto” stesso deve soffrire per regalare il meglio di sé. Mister Du Cropio non si unisce a nessuna corrente, è un cane sciolto con una forte personalità, proprio come i suoi calici. Non ama parlare di vini naturali  o biologici, ma disquisisce di agricoltura poco invasiva, rispettosa della natura.

Da dover sosrseggiare…