Gaetano Gargano e la schiettezza dei suoi vini…
Gli Americani sostengono che non ci sia un’età nella quale sia possibile conseguire i propri sogni, ma che la mente umana limiti l’essere nella sua realizzazione. Gaetano Gargano, imprenditore agricolo, è l’esempio che anything can happen: tutto può succedere e lui lo ha compiuto nel vino. Dopo la maturità classica intraprende una carriera scientifica. Figlio di bancario e di proprietaria terriera lascia la Sicilia per recarsi a Roma per seguire gli spostamenti lavorativi paterni. Ad un certo punto della sua esistenza avverte il richiamo della terra e crea l’azienda agricola Il Censo. Ci troviamo a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo. Area che ha sentito l’influenza greco – albanese fatto che ha colpito il giovane Gaetano che durante i primi diciotto anni della sua vita ha trascorso le estati in campagna. Pistacchieti, mandorleti, uliveti , vigneti hanno scandito la sua esistenza fin quando non decide, in età matura, che il suolo, il calore della Sicilia lo stavano attraendo. Uomo loquace, colto, critica talvolta la sua terra natia che considera copiosa di storia e sapori ma spesso troppo poco decisa. Talvolta la gente parla e non riesce a prendere posizioni. A lui non piace. Persona dalle molteplici sfumature, per i suoi vini ha scelto solo due colori: bianco e rosso. Lo stesso con la tecnica di produzione: nero. Perché cambiare il percorso naturale del vino? Perché modificare il frutto, antico dono di Dioniso ? Il lavoro si svolge in vigna e non in cantina. Gaetano segue il suo nettare come se fosse un figlio. Vorrebbe che i suoi calici piacessero al maggior numero di persone non tanto perché di sua produzione ma per riavvicinare i nasi e i palati all’odore di un tempo. Al vero profumo del vino. Tre i vitigni protagonisti il Catarratto, il Perricone e il Nero D’Avola. Il primo genera Praruar (dorato in lingua greco – albanese) colpisce per il colore ambrato. Rammenta la pesca sciroppata, l’albicocca disidratata, lo zenzero caramellato con lievi scie speziate di curcuma e zafferano. In bocca è avvolgente e appagante dal finale ammandorlato. Il Perricone si trasforma in Njuro il cui nome ricorda il colore scuro. Sprigiona sentori di cuoio , pepe nero, bacche di ginepro. Per nulla banale è dotato di tannini ben gestiti. Il Nero d’Avola? È ancora in bottiglia, ma non vediamo l’ora di assaggiarlo, visto che è l’ultimo arrivato. I vini di Gaetano sono schietti, apparentemente semplici ma colmi di sfaccettature, articolati e intensi proprio come chi li produce… Uomo generoso e di classe, ama la compagnia e ha la capacità di selezionare chi lo circonda…