I vini di montagna di Elio Ottin
Come si sceglie una cantina da visitare? Qualcuno ne conosce i vini, altri sono amici del proprietario, qualcun altro ne ha sentito il nome, ma l’unico fatto che accomuna i diversi modi di approccio è il calice. Si rimane imprigionati o meglio stregati da un odore, un sapore, un colore e bisogna necessariamente risalire alla fonte. Calpestare il suolo sul quale si ergono le viti genitrici di aromi e profumi che aprono i cassetti della memoria e restituiscono emozioni antiche che improvvisamente diventano attuali. Un sorso inebria più di un altro e si ricorda per sempre. Questo non avviene con Ottin. I vini sono semplicemente perfetti, armoniosamente calibrati che non è possibile sceglierne uno. Elio ha ricevuto il richiamo dalla terra sebbene figlio di cuoco. Il padre era legato al Pinot Nero che gli rammenta la sua fanciullezza, ma riconosce la potenza del Petite Arvine, diffuso in Svizzera, vitigno che in Val d’Aosta, grazie alla sua capacità di resistere alle basse temperature, regala aromi eleganti. Non ama i venti eccessivamente violenti e matura tardivamente, predilige il sole ma non i suoli aridi… Insomma un piccolo gioiello che può diventare un diamante. Elio è profondamente legato alla famiglia e ai suoi otto ettari di superficie vitata. Le condizioni di lavoro dei viticoltori valdostani non sono sempre semplici, si tratta di gente determinata che sa aspettare e capire quando la terra è in grado di offrire i suoi buoni frutti… Il risultato? Vini minerali, con un’ottima acidità, persistenti nel profumo e nel gusto… Elio sa che non si tratta esclusivamente di bottiglie ma di radici profondissime, fondamentali per il figlio appena venticinquenne che sembra voler ricalcare le orme del paterno… Un giorno certamente potrà dire: “Mio padre mi ha fatto il più bel regalo che qualcuno poteva fare a un’altra persona, ha creduto in me” proprio come sosteneva il popolare allenatore statunitense Jim Valvano.