Greco di Bianco… Ancestrale e sconosciuto…
Con il termine Greco di Bianco si intende un vitigno autoctono della zona di Reggio Calabria, oggi anche DOC. La triste notizia è che anche sommelier di fama nazionale e dal palato sopraffine non ne conoscono l’esistenza… E’ la Calabria che non è ancora in grado di comunicare i suoi punti di forza o la preparazione dei più, si basa esclusivamente sulla conoscenza di alcune regioni del Paese? E’ certo che il prezioso liquido ha origini antiche. Si parla della sua esistenza già dall’VIII secolo a. C.. Leggendaria bevanda che nel 560 a. C. ( battaglia di Sagra) portò, dopo la sua assunzione da parte dei guerrieri locresi, la sconfitta dei nemici crotonesi. Esiodo, poeta greco, molto antico, in alcuni frammenti delle sue opere immortali descrive l’appassimento delle uve di questo vitigno, probabilmente considerato pregiato… Come dargli torto? Ancora alcune aziende di zona cercano di preservare il nettare che ciascuna produce , versando nei calici sfumature diverse.
Per chi ama i vini da meditazioni immediati, molto consistenti, zuccherini e lunghi al palato è da assaggiare un sorso dell’azienda Ceratti, oggi giunta alla terza generazione con Umberto, giovane imprenditore che ha deciso di rimanere nella terra natia pur di portare avanti qualcosa alla quale crede. Gli aromi che sprigionano i suoi calici sono diretti, intensi, ricordano il dattero, il fico secco, la noce, possenti. Bella anche l’idea dell’anfora, recipiente antico che riporta a tempi remoti. Ultimamente la bottiglia è presente anche sul mercato internazionale soprattutto nel Québec.
Chi non conosce Castore dominatore di cavalli e Polluce valente nel pugilato generati da Zeus trasformatosi in cigno per giacere con Leda e nati da un uovo? In realtà sono più noti come i Dioscuri dai quali prende il nome l’azienda agricola di Flavio Latella, giovane uomo che ha ereditato le vigne dal bisnonno e che crea dei prodotti davvero interessanti e con sfumature differenti. Si parte dal Greco di Bianco Doc dal colore paglierino e la giusta consistenza. Raffinato, morbido, intenso veramente una scoperta per chi considera i vini passiti del sud molto zuccherini. Questo non lo è, tanto da creare abbinamenti con cibi che non necessariamente devono aspettare la conclusione del pasto. Particolare è il Mantonico, vitigno il cui nome è indubbiamente di origine ellenica μάντις, termine con il quale si identificavano i profeti, i vati che una volta bevuto questo vino si inebriavano, prevedendo il futuro. Sorso per niente banale, speziatura , frutta e florealità si alternano. Probabilmente il nec plus ultra è Ares. Senza dubbio il dio bellicoso avrebbe gradito che il suo nome fosse stato attribuito ad un nettare dai riflessi ambrati, dalla persistenza per niente scontata, dalla giusta sapidità e dalla sorprendente spalla acida.
The last but not the least è l’azienda agricola Baccellieri. A rappresentarla è Mariolina, donna istruita, di classe, di bell’aspetto che ha un giusto approccio con il pubblico. Le sue bottiglie sono tante, diverse con differenti sfumature. Degno di nota è il rosato intenso e vivo Violet bland di Nerello e Gaglippo dal naso raffinato e dalla morbidezza dei frutti rossi in bocca. L’ambrato Greco di Bianco seduce già all’olfatto e soprattutto è riconoscibile il suo equilibrio. Stesso discorso per il Mantonico dai riflessi ramati in cui spiccano i sentori di radice di liquirizia, china e fichi secchi.
Tutta l’area è ricca di reperti archeologici, non sempre curati e protetti come di dovere. Il fatto rattrista, ma la qualità dei prodotti è davvero molto alta…