Francesco Costantini, Moda Venue e finisci nel girone dei golosi

Ancora incerta l’origine della parola Langhe, per alcuni deriverebbe dal ligure lanca (castello), per altri dall’indoeuropea col significato di coca, per altri ancora dal celtico con la traduzione di lingue di terra. Certo è che si tratta di un paesaggio unico, dalle colline sinuose, delineate dal sole, talvolta coperto dalle nuvole che lasciano intendere quanto alcune aree siano baciate dalla fortuna, seppur guadagnata con lavoro e la sofferenza degli antenati. Oggi le Langhe, patrimonio dell’Unesco, sono ben diverse da quelle descritte da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Premiata la prole di chi è voluto rimanere abbarbicato alla terra proprio come le viti di questo luogo straordinario collocato tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria piuttosto che trasferirsi nelle grandi città. Nebbiolo, Moscato, Dolcetto, Barbera sono alcuni protagonisti di una storia straordinaria accompagnata da una tradizione gastronomica che oggi racconta alcune eccellenze, tra queste emerge Moda Venue di via Cavour, 10 a Monforte d’Alba (CN) location dall’ampio respiro dalla quale è possibile scorgere un paesaggio mozzafiato allietando il palato attraverso il talento dello chef romano Francesco Costantini. Alberto, il titolare, ha avuto l’intuito e la lungimiranza di assumere una navicella il cui nocchiero, Francesco, guida con estrema naturalezza, tanto da non solcare le acque, ma semplicemente sfiorale. Un team unito nel quale ogni membro è consapevole del suo ruolo, indispensabile in cui professionalità ed estro sono le parole chiave. In sala la cortesia è d’obbligo. Beatrice, compagna dello chef, è una giovane dalle idee chiare, gli abbinamenti tra cibo e vino non sono affatto banali, sa osare. Interessante. I piatti rimangono i mosaici d’autore di Francesco che, attraverso tessere color pastello, lasciano scintillare lo sguardo e gioire la bocca. La Battuta di fassona piemontese alla carbonara dimostra la capacità di Costantini nel saper dosare gli ingredienti e lasciar incrociare disparate tradizioni; i primi piatti farebbero resuscitare Ciacco dal sesto canto dell’Inferno dantesco per indurlo nuovamente in tentazione e spingerlo a essere nuovamente punito per il peccato di gola. I dessert non sono mai stucchevoli, ogni singolo ingrediente è percepibile nella sua ghiotta leggerezza. Non esiste la casualità… Ogni schizzo è al suo posto. Il pre – dessert di Sorbetto di pera, miele di api nere e gorgonzola fa vibrare il palato come un’arpa, generando una dolce melodia. Superfluo elencare le portate perché vanno assaggiate, vissute, interiorizzate, godute… Non è un’esperienza ma la tangibilità di percepire che la bella Italia esiste non solo grazie ai paesaggi ma anche attraverso il talento delle persone… Complimenti!