Monte delle vigne.. Opere liriche nel calice
Emilia Romagna, nome regale di una regione che attinge dal console Marco Emilio Lepido e dalla terra dei Romani. Suolo prevalentemente pianeggiante, in area centrale occupato da una fascia collinare mentre, più a Sud, si stende l’Appennino. Tanti gli episodi storici che la rendono protagonista come il passaggio del Rubicone di Giulio Cesare o i natali di Benito Mussolini. Non particolarmente nota nell’aspetto vitivinicolo, certamente offuscata da altre regioni. Gli studi del DNA delle uve hanno portato in auge nuove verità. Ad esempio la Malvasia di Candia, uva a bacca bianca, per anni giudicata di origine cretese per l’assonanza del nome, oggi può essere considerata autoctona e discendente della Malvasia odorosissima ormai in via di estinzione. A dimostrarlo è la vigna di Leonardo, non si se se donata da Ludovico il Moro o richiesta dal genio toscano, che sotto il suolo, ha celato per secoli l’autoctonia della Malvasia di Candia.
A Monte delle Vigne, cantina di Ozzano Taro (Parma) esiste una splendida versione dal nome sonoro Callas 2014 affinata esclusivamente in acciaio per regalare ai fortunati avventori la sua autenticità. Un paglierino dalle sfumature preziose concede sentori di mela Golden, pompelmo, pera su un prato di erba appena tagliata. In bocca la polposità del kiwi acerbo. I giochi cambiano con l’annata 2017 dalle pennellate più smeraldine, maggiormente estroversa. Glicine, susina, mimosa, miele di sulla su uno sfondo di rosmarino e pepe bianco per poi adagiarsi su fiori gialli. Fil rouge? Mineralità e una soave nota di idrocarburi. Per i palati più easy, desiderosi una bottiglia che possa accompagnare tutto il pasto Argille (Barbera 100%) è un ottimo suggerimento. Il rosso rubino 2013 quasi impenetrabile è un compagno fedele, leggiadro dalle note eleganti, echi di curcuma, pepe nero e coriandolo danzano come le Grazie che calpestano un tappeto di frutta rossa. Perla nera della collezione è Nabucco nel quale Gerusalemme è interpretata da una Barbera al 70% mentre Nabucodonosor da un Merlot al 30%. La versione 2013 piacerebbe a chiunque. Semplicemente affascinate. Archi sinuosi riportano in vita le rotondità sensuali di Abigaille. Prima vinificazione 1992. Grafite, pietra focaia, cuoio su un prato di prugna matura, polvere di caffè e soavi note ferrose avvolgono il palato in un guanto di velluto. Scia di cioccolato fondente e radice di liquirizia. Il Franc Riserva 2011 crea una vera e propria dipendenza. Naso infinito che non si smetterebbe mai di sniffare, sì sniffare… Liquido leggiadro che ipnotizza per la l’adescamento della presenza di sbuffi di cipria, scatola di sigari, note eteree di smalto, quasi sontuosamente ematiche, tannini laccati dal finale mentolato. Sorso che dovrebbe essere sorseggiato dalle anime lussuriose dell’Inferno dantesco alle quali concedere un attimo di tregua poiché costrette all’eterno movimento vorticoso che non concede loro mai pace, solo per essersi lasciate trascinare dalle passioni umane. Le vigne dell’austero e regale nettare si ergono come avvolte da un ventre materno costituito da una variegata e fitta vegetazione che si espande per 1,30 ettari di paradiso terrestre nel quale l’aria ci avvicina all’Empireo.
I Sogni si sa, fanno volare e il Petit Manseng 2013 è sorprendente. Su alcuni aspetti, in una degustazione alla cieca potrebbe confondersi con i grandi vini della Valle della Loira. Sposo perfetto di ostriche, crudité di mare. Sensazioni spiccate salmastre, capperi, olive in salamoia. Acidità e sapidità in bocca si amalgamano per regalare un’infinita mineralità. Il sensuale gesto di leccarsi le labbra è d’obbligo. Lime, arancia caramellata, note vegetale di contorno rendono questo sorso unico e inimitabile sempre in continua evoluzione.
Fondatore della cantina il gentleman Andrea Ferrari accompagnato dal 2004 dall’industriale Paolo Pizzarotti. Il Ferrari è un uomo di bell’aspetto, padre amorevole, compagno fedele che ha trovato nella vigna la pace e lo sprint che lo rendono un ottimo narratore di storie di terra che innalzano al cielo. Propositivo, determinato, dotato di un certo sesto senso, ama interloquire con gente curiosa proprio come lui. Conosce la brevità della vita e cerca l’immortalità attraverso l’opera lirica di cui lui stesso si è reso protagonista.