Il Culto del cocktail e del tempo…

Cultus termine latino dalle disparate traduzioni come cura, coltivazione, adorazione. Ed è proprio Gloria che, da piccola, si recava a trovare nonno Franco per acquistare i pastori del presepe a Vicolo del Quartiere 7a della Capitale, zona Trastevere, in un luogo di culto, di oggettistica sacra. Con i suoi bellissimi occhi scrutava quel posto come se intuisse che un giorno lei assieme ad altri amici lo avrebbe vissuto, abitato, offerto, gestito. Oggi Culto è un cocktail bar i cui sacerdoti sono Giorgio Menotti barman; Luca Grasso chef; Andrea Amici sceglie i vini e alcune materie prime e la vestale Gloria Bufi.

Location suggestiva che regala un’altra dimensione disegnata dal fortunato avventore. Un cuore sulla parete dalle differenti interpretazioni. Frasi secche che invitano al sorso, divanetti comodi e poi accoglienza e calore umano palpabili non solo per lo spirito ma anche per naso e palato. La list drink cambia ogni sei mesi ed è esaltata da una cucina raffinata e gustosa. La materia prima è al centro dell’attenzione. La tradizione romana si assaggia nella sua interezza. L’abilità di Luca consiste nel regalare in un solo morso la piacevolezza dei singoli ingredienti rendendoli riconoscibili sebbene ben amalgamati. Giorgio realizza cocktail beverini, avvolgenti che inducono a essere tutti sorseggiati.

Per gli amanti delle previsioni astrologiche con l’arrivo dell’anno nuovo è possibile gustare prima il proprio segno zodiacale, poi se si vuole il proprio ascendente e anche il drink del segno del proprio amato. Tutti corrispondono alle 12 personalità. Si parte dall’Ariete a base di Campari bitter, pompelmo e cardamomo passando dal Sagittario realizzato da Carlos brandy, porcini, liquirizia e yogurt per arrivare ai pesci con Altamura vodka, prezzemolo, menta e cioccolato bianco.

I menu si scelgono, si assaporano e si portano a casa attraverso un piccolo adesivo o un gadget … Qualcosa che resti nel cuore.

Un luogo da visitare, nel quale immergersi per allontanarsi dalla quotidianità e specialmente dalla banalità capendo l’importanza dell’esistenza. Perché poca è la vita che viaviamo, il resto è tempo.