Beviamoci Sud: Sardegna

Per anni il sud Italia è stato il bacino di nettare di Bacco che ha rifocillato il nord offrendo ai calici alcolicità, colore e struttura. Da tempo, ormai, le regioni meridionali hanno destato il capo offrendo la propria identità e raggiungendo ambiti riconoscimenti. Dal 7 al 9 dicembre è stato possibile abbeverarsi di tali sorsi, dalle sfumature policrome, all’interno dell’hotel Palatino della Capitale. Così Beviamoci Sud giunge alla sua terza edizione. Tra gli organizzatori Marco Cum, Andrea Petrini e Luciano Pignataro. Protagoniste le uve autoctone delle accoglienti regioni baciate dal sole e accarezzate dal vento. Tra le star la Sardegna. Isola ancora avvolta nel mistero, per alcuni l’antica Atlantide, rammentata anche per Mamuthones e Issohadores, maschere carnevalesche dalle origini controverse.
La cantina Quartomoro, a conduzione familiare, è un piccolo sogno realizzato da un giovane enologo che, dopo aver lavorato per altre realtà, costruisce assieme alla moglie la sua. Metodo Classico di Vermentino dal perlage fine e persistente sprigiona sentori di crosta di pane, crema di limone, scorza di arancia. In bocca è cremoso. L’epilogo appagante e persistente. Un attimo compagno per le feste natalizie.
Un altro abito di Vermentino lo indossa la DOCG superiore Renabianca 2023 di Li Duni. Sorso chiarissimo dai riflessi smeraldini. Un carillon di frutta gialla e fiori bianchi su un tappeto di mineralità. Il sapore è sapido e il finale ammandorlato.
Il vitigno Nasco dal profumo intenso e aromatico, autoctono della regione, forse l’assonanza del nome attinge al sentore di muschio, veste due cantine annata 2023. Cantine di Dolianova (SU) e Audarya. Entrambi estroversi al naso, esplosivi, in modo particolare il primo dalle note di albicocca, caramella al miele. Ambedue sostenuti da una discreta sapidità.
Alessandro Bocca presenta il rosato Ramene (Cannonau) 2022. Nuance di cipolla rossa di Tropea. Vagheggia melagrana, lamponi, a tratti arancia sanguinella. Un bel bere dalla spiccata personalità ed estrema abbinabilità.
La famiglia Demelas sfila Giuale (Cannonau, Bovale, Monica) 2020 dal rubino penetrabile. Ciliegia, mirto su una scia mentolata stuzzicano naso e palato. Un velluto in bocca dai tannini morbidi.
La famiglia imprenditrice Pilloni della Cantina Su’entu (il vento) ha due modelle. Terruas Cannonau riserva 2024 generato da erreni sabbiosi ubicati ad un’altitudine di circa 330 m.s.l.m. e Su’nico 2022 (Bovale9 dal colore più scuro e le note decise. Ciliegia sotto spirito, mirtilli, lentischio. Assaggio carnoso. Perfetta corrispondenza naso bocca.
Gavino Sanna regala Buio Buio 2023, probabilmente bottiglia più nota della sua realtà Mesa. Carignano del Sulcis dal rubino scuro, le note di tabacco e pepe nero. Non male ma la bottiglia Gavino resta la migliore. La location è da visitare.
Un viaggio in una regione ancora, su molti aspetti, incontaminata, copiosa di vitigni autoctoni e alla ricerca di una luce che l’attende.