Vinitaly GRAND TASTING: “I grandi vitigni autoctoni italiani”

Proprio durante i giorni nei quali si festeggia il made in Italy, esattamente il 15 aprile data in cui nasce Leonardo da Vinci scienziato, inventore, artista, si è svolto il Vinitaly che celebra l’eccellenza italiana. Wine tasting, incontri, dibattitti, assaggi, nettari che provengono non solo dal lungo Stivale ma anche dal resto del mondo come Macedonia, Grecia, Ungheria, Sudafrica. Tra i faraoni l’enologo Riccardo Cotarella noto come il flying winemaker italiano, self made man è riuscito a costruire una reputazione e soprattutto un’identità enologica nazionale. Cotarella ha moderato, probabilmente, la degustazione più copiosa di sfaccettature di tutta l’edizione che ha visto come protagonisti calici e produttori: “I grandi vitigni autoctoni italiani”.
La kermesse inizia con l’Etna Bianco Contrada Arcuria DOC 2022 di Restivo vini introdotto da Francesco. Un giallo paglierino regala un sorso minerale nel quale cappero, oliva verde, zeste di limone, sbuffi fumé concedono un sapore intenso dall’epilogo sapido. Certamente i personaggi verghiani, spesso collocati in questa regione, avrebbero trovato una soluzione differente ai loro problemi e soprattutto si sarebbero allontanati dall’ideale dell’ostrica che ha condizionato loro l’esistenza solo se lo avessero assaggiato. COMPLESSO.
Marina Cvetic, vedova Masciarelli, sfoggia La Botte di Gianni Trebbiano d’Abruzzo DOC Riserva 2016, la lucentezza della sua chioma disegna archetti luminosi degni del suo ingegno, della sua dolcezza, della sua determinazione. La donna, durante la presentazione cita la cara nonna che le aveva spesso ripetuto che solo lei possedeva le chiavi del suo destino, tanto da indurla a indossare come ciondolo proprio una chiave. Note di miele di sulla, cedro candito, burro fuso concedono un assaggio opulento, emozionante. In bocca anacardi, nocciola sostenuti da una buona freschezza. INCLUSIVO.
Stefano Antonucci presenta la cantina Santa Barbara con Tardivo ma non tardo Castelli di Jesi Verdicchio DOCG Riserva Classico 2020. Colline color paglierino dalle nuance più scure tratteggiano un profumo di rosa bianca, margherita, timo, menta, sembra di camminare in un prato fiorito baciati dal sole nel quale si perde Dorothy, protagonista de “Il mago di Oz”. ESPRESSIVO.
Dal Marchesi Antinori Badia a Passignano nasce il Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2020 proposto da Albiera. Il Sangiovese sfoggia la sua virilità attraverso note di liquirizia, humus, genziana, china. In bocca è vibrante suona come le note di un violino. Anche Giove sarebbe stato orgoglioso di aver fornito il suo nome a questo nettare. REGALE.
L’azienda agricola Palari presenta con Salvatore Geraci Palari Faro DOC 2016. Nerello Mascalese, vitigno sovrano indiscusso di una regione per anni tacciata di aver prodotto nettari carichi e troppo alcolici, qui si raggiunge l’apoteosi attraverso un rubino chiarissimo nel quale foglia di tabacco, pepe nero, susina rossa, note ferrose su un tappeto minerale e affumicato forniscono un sapore dai tannini precisi e un finale lungo e appagante. EMOZIONANTE:
Raffaele Librandi gioca il jolly Duca Sanfelice Cirò DOC Riserva Rosso Classico Superiore 2021. Geneticamente fratello del vitigno precedente e dal colore simile. Perfetta corrispondenza tra naso e bocca. Il Gaglioppo il cui nome significa bellissimo piede per la forma del grappolo stuzzica attraverso effluvi di noce moscata, cuoio, carruba, polvere di cioccolato. GEOGRAFICO.
Alessio Planeta introduce Santa Cecilia DOC Noto 2021 Nero d’Avola. Un rosso rubino intenso diffonde balsamicità, note eteree di smalto, prugna, corteccia, grafite. In bocca mantiene una buona acidità e una straordinaria morbidezza, degno di uno spartito di Wagner. DODECAFONICO.
Barolo Prapò 2011 esibisce lo charme di un gentleman consapevole che l’invecchiamento lo renda più affascinante. Ciliegia, ginepro, miele di castagno, nocciola tostata in bocca ancora una freschezza desiderabile. Tutto da gustare nella sua setosità. ELEGANTE:
Da un incontro di storie, di menti e dalla forza che gli abruzzesi hanno dimostrato in disparate situazione nasce Nododivino – TorrePasso 2019 Montepulciano d’Abruzzo. Una tinta quasi purpurea sparge, come usciti da un cilindro magico, aliti di visciola, viola, mora, rabarbaro. In bocca tannini soavi e buona persistenza che concretizza la generosità di una regione. FORTE e GENTILE.
Gianfranco Fino presenta Es 2022 Salento Primitivo IGP del quale si sarebbe abbeverato certamente Sigmund Freud e chissà quali sogni avrebbe avuto, forse visioni. Un rubino intenso traccia ventri materni sul calice, generosi di aliti di alloro, ribes, pepe rosa, sandalo, eucalipto. Il palato gode. PARADOSSALE come a volte lo è la vita.
Radici Taurasi DOCG 2019 di Mastroberadino, azienda che ha decretato il successo della Campania, la cui prima annata è del 1986. Chiodi di garofano, ciliegia, pesca matura, rosa canina, terra bagnata creano una tavolozza rosso chiaro attraverso la quale è possibile disegnare sogni, chissà forse realizzabili. FUTURISTICO.
Sandro Boscaini presidente e amministratore delegato di Masi agricola conclude con Vajo dei Masi 1997 Amarone della Valpolicella Classico DOC. Un nettare degno degli dei. Note di caffè che poi si trasformano in cioccolato, humus, uva spina, sandalo in bocca un delizioso mon chéri da sciogliere con lentezza. ECCENTICO – CONCENTRICO.
Assaggi indelebili che dimostrano la biodiversità e la qualità italiana che ancora strega attraverso un’infinita generosità.