L’identità Fattoria Fibbiano: ce l’ha

Mentre per decenni l’Emilia Romagna e la Toscana si attribuiscono la paternità del Sangiovese, gli ultimi studi del DNA dimostrano che si tratti di un’uva proveniente dalla parte est della Calabria giunta nell’Italia centro settentrionale attraverso gli spostamenti delle popolazioni antiche. Il colore del vino doveva essere così particolare da accostarne il nome solo al padre degli dei, infatti si tratta del “sanguis Jovis”. Altri ancora parlano di San Giovanni, precursore di Gesù, festeggiato il giorno della sua nascita o di Ianus (Giano) solitamente rappresentato da due facce una rivolta al passato, l’altra al futuro… Da lui il nome del primo mese dell’anno protettore, infatti, degli inizi. L’atto di accordare l’etimologia a una divinità pagana o cristiana attribuisce a questo vitigno un fascino e un potere ancestrale.

La Toscana, però, resta la degna dimora, probabilmente quella giusta che nel corso degli anni ha conferito a quest’uva un potere straordinario, confacente a un nume. Orografia, variabilità dei climi rendono ogni nettare diverso dall’altro. La Fattoria Fibbiano ne è un emblema. Ubicata a Terricciola (Pisa) suolo caratterizzato da fossili marini, le vigne affondano le loro radici su colline ben esposte e ventilate la cui esistenza varia dai 100 ai 20 anni. Durante la produzione del nettare si segue un percorso che rispetti l’ambiente, anzi lo migliori. Disparate le bottiglie e a tramandarne il messaggio, oggi, è Matteo Cantoni, originario di Lodi ma ben naturalizzato in Toscana, poiché attratto da un paesaggio diverso, caldo, solare proprio come il simbolo della loro realtà.

La potenza del Sangiovese si esprime nel Ceppatella 2018 dalle sfumature intense. Un naso imponente invade le narici, liquirizia, pepe nero, cacao, vaniglia su sbuffi di violetta in bocca si concretizza in mallo di noce e rabarbaro. Un nettare destinato a Winston Churchill.

Il medesimo vitigno indossa l’abito del Sanforte 2017, perfetto per una degustazione didattica, nuance un po’ più scariche regalano note di glicine, ginepro, gelso, ciliegia croccante, foglia di tabacco, l’assaggio è vibrante proprio come il suo tannino, terribilmente seducente come James Dean nei panni di Cal Trask nella pellicola La valle dell’Eden, memorabile interpretazione proprio come questo nettare. Epilogo di arancia sanguinella.

Ancora più virile è L’aspetto (Sangiovese 50%, Canaiolo 50%) dalla struttura atletica, il Discobolo di Fidia che resta in equilibrio per millenni nell’atto dello slancio per raggiungere la giusta potenza prima di tentare di sfiorare la vittoria, così l’assaggio è un bilanciare tra due uve che si abbracciano divenendo un unico corpo. I sentori si lasciano desiderare, archetti muscolosi tingono il calice proprio come il corpo solido del ginnasta. Una carezza di peonia, ribes, pepe rosa, succo di melagrana, una punta di cappero concedono una goccia che avvolge il palato con tannini laccati e un finale di arancia candita.

Scoperta degna di nota è la Colombana, vitigno raro dalle sfumature paglierino brillante che sprigiona note di mineralità infinita, lime, menta, susina gialla, ananas, fumé in bocca sapidità e acidità si avvolgono generando un sorso interminabile, copioso di rotondità preziose come L’Albero della vita di Gustav Klimt, pannello centrale di tre: L’attesa e l’Abbraccio che regalano l’infinito come illimitato e l’epilogo.

Un tuffo differente, autentico sorto in una regione copiosa di cantine che, talvolta, godono di una luce riflessa non creando una propria identità… La Fattoria Fibbiano ce l’ha.