Casale Vallechiesa winery, la DOC Roma e i suoi tesori

Frascati, comune noto dei Castelli Romani, dal clima invidiabile, cittadina copiosa di reperti archeologici di età romana, tra i quali spicca la villa di Lucullo, noto per i sontuosi banchetti. Disparate le cantine, sì, perché il Lazio possiede una tradizione vitivinicola secolare che ha esteso per tutto l’impero romano quando Roma era definita Caput mundi… Da qui la DOC Roma, nata nel 2011, che dovrebbe essere il cavallo trainante di una regione che necessita di maggiore luminosità in ambito enologico. Erano i Romani ad aver capito il potenziale del nettare di Dioniso attraverso il contatto con popolazioni etrusche e greche, il liquido, sebbene allungato con acqua, destava un tale timore che poteva essere gustato in Età Repubblicana solo da uomini che avessero più di 30 anni.
Gironzolando tra le vigne locali è possibile trovare strade antiche, viuzze un tempo affollate e grotte utilizzate anche in periodo di guerra. In quest’area spicca Casale Vallechiesa Winery gestita da Aristide Gasperini assieme alla moglie Cristina Piergiovanni, donna del vino della regione, lui di origine marchigiana, lei abruzzese. Vallechiesa è un cadeau ancora inesplorato, delineato da vigneti rigogliosi e ben tenuti, da una fonte d’acqua scaturita da Oceano, figlio di Urano e Gea, da luoghi ancora incontaminati, da ombre di qualche ulivo e da un’aria pulita. È possibile sorseggiare nettari vivaci, loquaci, desiderosi di successo e così compare la Roma DOC Caspide 2022 (Malvasia 50% e Bellone 50%) incisiva proprio come la personalità di Cleopatra, per molti, morta volontariamente per il morso di un aspide. Suoli di origine vulcanica generano un sorso dal paglierino luminoso, nel quale lime, percoca, cedro, salvia in bocca lasciano un epilogo lungo, appagante, succoso.
Roma Doc Caspide 2019 (Montepulciano 60%, Cesanese 40%) dalle nuance rubino è avvolgente. Ribes, visciola, pepe rosa, malva, si trasformano in morbidezza nel palato che si conclude con note di cioccolato. Marco Antonio, amante della regina egiziana, lo avrebbe certamente gradito.
Per gli appassionati di storia romana Montepulciano e Sangiovese, in egual percentuale, si lasciano sorseggiare nella Roma Doc 753 (annata 2019) anno della fondazione di Roma secondo Marco Terenzio Varrone, per cui sarebbe nata sotto il segno del toro, simbolo anche cristologico. Così il granato concede sentori di ciliegia, mora, cuoio, foglia di tabacco, carruba. L’assaggio è opulento, in grado di conquistare proprio come ne è testimonianza il longevo impero romano. Epilogo voluttuoso.
Per gli amanti dell’eleganza Heredio Frascati Superiore dall’etimologia latina heres – heredis (Malvasia Puntinata 70%, Greco 15%, Bombino 15%) 2022 è la scelta giusta. Una danza di profumi e sapori che si susseguono in modo equilibrato, assecondando il giusto ritmo: estroverso, netto. Citronella, rosa bianca, acacia, corrispondenza gustativa. Piacere assoluto. Espressione del territorio che sussurra le sue potenzialità e la annuncia la sua vittoria. L’annata 2018 mantiene le aspettative con uno schizzo più prezioso, note di cherosene, albicocca disidratata, burro fuso. Messalina, giovane moglie dell’imperatore Claudio, celebre per le continue scappatelle lo potrebbe personificare.
Casale Vallechiesa winery palpita di storia, volendone scolpire una propria… Il figlio di Aristide e Cristina sarà un ottimo compositore, in grado di realizzare e diffondere un racconto che non parla solo di passato, ma anche di futuro…