Roma DOC adotta il Contrassegno di Stato: parte la nuova era della tracciabilità del vino laziale

Il vino del Lazio compie un passo decisivo verso sistemi di identificazione sempre più evoluti. Regione Lazio e ARSIAL, insieme all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS), hanno presentato al Museo della Zecca di Roma il nuovo Contrassegno di Stato con tricolore destinato alle bottiglie del Consorzio Roma DOC.
Un dispositivo ad alta sicurezza che, per tecnologia e modalità di produzione, avvicina le etichette dei vini laziali al mondo delle card protette e delle banconote.

Il nuovo contrassegno, realizzato dall’IPZS con gli stessi criteri utilizzati per i documenti ufficiali, integra elementi anticontraffazione, tracciabilità digitale e un QR code univoco collegato al Passaporto Digitale di Prodotto.
Ogni bottiglia potrà essere verificata lungo tutta la filiera, dalla cantina allo scaffale, garantendo autenticità e trasparenza al consumatore finale.

Il progetto nasce da una spinta diretta di ARSIAL e dalla decisione del Consorzio Roma DOC di adottare il nuovo standard. Per favorire un’implementazione uniforme, l’Agenzia regionale ha finanziato il primo milione di contrassegni, equivalenti all’intera produzione annuale certificata della denominazione.

Alla presentazione erano presenti figure di primo piano del sistema agricolo nazionale e regionale:
il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, l’Assessore regionale all’Agricoltura Giancarlo Righini, il Presidente ARSIAL Massimiliano Raffa, la Presidente del Consorzio Roma DOC Rossella Macchia e l’AD dell’IPZS Michele Sciscioli.
Una partecipazione corale che racconta la valenza strategica dell’operazione per il comparto vitivinicolo del Lazio.

Il Ministro Lollobrigida ha sottolineato come il contrassegno rappresenti «uno strumento per difendere il Made in Italy e garantire autenticità ai consumatori», evidenziando il nuovo ruolo dell’agricoltura nel Lazio, ora affiancato dalla delega al bilancio, con ricadute in termini di investimenti e strategie di sviluppo.

Per l’Assessore Righini, l’iniziativa testimonia la capacità della Regione di integrare «tradizione e innovazione», offrendo alle aziende uno strumento competitivo e ai consumatori una certezza di qualità. Il contrassegno diventa così un tassello di una politica più ampia, orientata a rafforzare la filiera e la reputazione internazionale del vino laziale.

Il Presidente ARSIAL, Massimiliano Raffa, ha posto l’accento sul valore strategico del dispositivo: oltre la metà dei consumatori, ha ricordato, controlla la presenza di marchi o fascette per verificare l’autenticità del prodotto. Da qui la scelta dell’Agenzia di sostenere economicamente la prima fase del progetto, permettendo alle aziende del Consorzio di partire su basi comuni.

Rossella Macchia, alla guida del Consorzio Roma DOC, ha interpretato il nuovo contrassegno come “il riconoscimento della qualità della denominazione” e il coronamento di un percorso condiviso tra produttori e istituzioni. Un passo che rafforza la presenza del Roma DOC sui mercati internazionali e ne valorizza la storia enologica. La produttrice di “Poggio le volpi” ha sempre dimostrato capacità e caparbietà, è entusiasmante avere una donna che ricopra questo incarico in una fase di ascesa della regione.

Chiude Michele Sciscioli, AD dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che ha messo in luce il carattere di avanguardia del sistema e il ruolo del Poligrafico nella tutela delle eccellenze italiane: la fascetta con il simbolo dello Stato diventa così garanzia di qualità e autenticità.

L’introduzione del Contrassegno di Stato rappresenta molto più di un adeguamento tecnologico. Si inserisce in un processo di rinnovamento dell’immagine del territorio e dei suoi vini, sempre più orientato alla qualità, alla comunicazione digitale e alla trasparenza.
Con il Roma DOC come apripista, il Lazio punta a rafforzare la propria identità enologica e la propria presenza nei mercati premium, nazionali e internazionali.

Ci si augura che la DOC Roma possa ispirarsi al passato per riprendere il ruolo di leader che aveva nel settore vitivinicolo. Non dimentichiamo che i generali romani quando conquistavano un territorio erano soliti portare con loro un tralcio di vite, simbolo di civiltà e di occupazione del suolo.

Il vino romano non ha raccontato il tempo, lo ha scolpito. Speriamo lo ripeta.