Monte dei ragni: il miracolo quotidiano del vino vero
Ragno simbolo di potere, crescita, tenacia, operosità e creatività; collina metafora della meditazione, della sfida, della sicurezza, del rifugio e della spiritualità. Insieme, queste due immagini danno vita al “Monte dei Ragni”, realtà vitivinicola nel cuore di Fumane, in provincia di Verona.
A guidarla è Zeno Zignoli, un nome che richiama quello del protagonista del romanzo di Italo Svevo: “La coscienza di Zeno.” Nel libro, Zeno scrive un diario per ripercorrere la propria vita e cercare risposte. Lo Zeno reale, invece, non è un personaggio in cerca di verità, è un uomo che le offre, un “faraone della cantina” capace di dare senso al lavoro e alla natura che lo circonda. Le sue vigne crescono tra ciliegi e olivi, che regalano frutti altrettanto generosi. È una figura che unisce in sé San Francesco, Rudolf Steiner e Aristotele: spirituale, rispettoso della terra e guidato da una saggezza pratica e antica.
Incontrarlo è come varcare una soglia temporale. Si entra in una dimensione in cui la famiglia, l’amicizia, la tutela e il lavoro hanno, ancora, un valore autentico.
Con la maglietta strappata, gli occhi vivaci e un silenzio eloquente, Zeno sembra fondersi con la sua terra. Non coltiva semplicemente le vigne, è lui stesso la vigna con radici profonde, il vento tra i capelli e lo sguardo rivolto al cielo.
Accanto ad Antonella, sua compagna di vita, cresce i figli trasmettendo loro la forza di seguire il proprio cammino e il rispetto per l’esistenza. Produce settemila bottiglie all’anno e degustarle, soprattutto in sua presenza, è un autentico privilegio.
Tra bottiglie vuote che custodiscono ricordi di convivialità, tappi che cadono come pioggia, confetture di ciliegie dal sapore atavico e olio profumato versato su pane fragrante, si capisce che da casa Zignoli non si vorrebbe mai andare via: lì non si misura il tempo, ma si vive la vita.
Mentre il Veneto avanza verso una produzione sempre più moderna e talvolta artificiale, i vini di Zeno restano puri, onesti, fedeli alla terra e ai suoi ritmi. Non usa sostanze chimiche né scorciatoie: segue il ciclo delle stagioni, parla con il sole e la luna e lascia che la natura faccia la sua parte.
Il Ripasso Classico Superiore 2020 è un’onda di piacere. Un rosso rubino trasparente dipinge il calice in modo sinuoso. Ciliegia, cacao, mela cotogna, carruba sono solo alcuni sentori di un assaggio che crea libido. “L’abbraccio” del pittore austriaco Egon Schiele rappresenta la passione spontanea, l’avvolgenza dalla quale ci si resta avvinghiati.
L’Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2017 “corromperebbe” anche un astemio. Un sorso che sussurra non sentori ma paesaggi. È come se la regione si assaporasse nel suo assaggio. È “L’albero di pesco” di Vincent Van Gogh, non permette che l’avventore avverta alcuna distrazione. Esiste solo lui! Epilogo estremamente amabile.
L’acquavite di ciliegia marasca 2013 è semplicemente commovente. “L’ascesa all’Empireo” tratta dai “Quattro visioni dell’aldilà” dipinti olio su tela di Hieronymus Borsh visitabili nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Le anime, alla vista della luce, sembrano aver perso la pesantezza del loro corpo per raggiungere la luce divina.
Dante nel XXXIII canto del Paradiso descrive l’incapacità del geometra di comprendere fino in fondo il mistero dell’incarnazione. Ed è così che ci lascia Zeno, noi comuni mortali non siamo abili nel comprendere l’infinita perfezione dei suoi nettari.
