Il leggendario Falerno e la cultura dell’ospitalità: omaggio a Francesco Avallone
Lo scorso 20 giugno, presso la Sala Zuccheri di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica si è svolto il convegno dal titolo “Il leggendario Falerno, l’ospitalità partenopea e l’amore per la storia” per celebrare il centesimo anniversario della nascita dell’avvocato Francesco Avallone appassionato di vino e di cultura, fondatore dell’azienda Villa Matilde Avallone, attualmente guidata da figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore. Figura legata al senso dell’ospitalità, tanto caro ai Greci, da rilevare negli anni Quaranta il Grand Hotel Parker’s di Napoli. A moderare il giornalista e scrittore Michelangelo Iossa, il tutto intonato dalla voce dell’attore e doppiatore Francesco Prando e reso arte attraverso la maestria di Domenico Sepe con un’opera celebrativa.
Estimatore della cultura classica, Francesco, riporta in auge il Falerno, nettare tanto caro ai Romani, decantato da noti autori latini. Originario dell’area del casertano, apprezzato soprattutto in epoca imperiale.
Virgilio, ad esempio, nelle “Georgiche” scrive: “Nec cellis ideo contende Falernis…”(Perciò non competere con le cantine del Falerno…) invito alla moderazione, tipico della sua visione etico-filosofica del lavoro agricolo. Anche nell’”Eneide”, sebbene non in modo diretto, in un passaggio del libro I, quando Enea e i suoi compagni sono alla corte di Didone, la regina di Cartagine, vengono offerti loro dei vini pregiati, tra cui il Falerno.
Orazio lo cita, nelle “Odi”, nelle “Satire” e nelle “Epistole” in cui scrive: “Falerno e un bicchiere di oro fuso, nel quale l’età del vino si rispecchia“. Simbolo culturale, di lusso e di eleganza, di piacere controllato e condiviso come nella filosofia epicurea.
Marziale nell’epigramma I, 26 esclama: “Falernum abscondis: res est ingeniosa. Meum est”. (Nascondi il Falerno: trovata ingegnosa. È mio.) Presente anche in altri suoi frammenti come denuncia delle ipocrisie sociali, simbolo della vita urbana e godereccia, oggetto di commercio e ostentazione.
Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia” XIV, 8–11 annota: “Inter omnes vina Falernum palma habet”. (Tra tutti i vini, il Falerno ha il primato). Insomma, una DOCG dell’antichità.
Nel “Satyricon” di Petronio, durante il banchetto più noto della letteratura, la cena di Trimalchione, è narrato: “Vinum Falernum annorum centum fere portatur”. (Viene servito un Falerno di circa cento anni). I Romani bevevano nettari così vecchi? Probabilmente è l’arbiter elegantiae, che per marcare la rozzezza del celebre liberto esagera con questa descrizione iperbolica.
Tre le sue declinazioni: Falerno Rosso (Falerno del Massico Rosso) robusto, alcolico, longevo e tannico. Probabilmente prodotto da uve Aglianico e Piedirosso;
Falerno Bianco (Falerno del Massico Bianco) fresco e delicato forse realizzato con Trebbiano e Greco;
Falerno Dulce (Falerno dolce) destinato alle occasioni speciali dal bouquet estroverso e l’epilogo persistente.
Oggi è una Doc nata nel 1989 che si realizza con disparati vitigni.
Nell’occasione è stato possibile degustare una magnum di Falerno del Marsico Francesco Avallone 1925, edizione limitata.
Più invecchia, più parla: il Falerno è memoria liquida dell’Impero… E Villa Matilde Avallone lo sa.
Last June 20, in the historic Sala Zuccheri of Palazzo Giustiniani at the Italian Senate, the conference titled “The Legendary Falerno, Neapolitan Hospitality, and the Love of History” took place to celebrate the one-hundredth anniversary of the birth of lawyer Francesco Avallone, a passionate lover of wine and culture, and the founder of Villa Matilde Avallone, now led by his children Francesco Paolo, Maria Ida, and Salvatore.
A figure emblematic of the spirit of hospitality, much celebrated among the Greeks, Avallone was also connected in the 1940s to the renowned Grand Hotel Parker’s in Naples. The event was moderated by journalist and writer Michelangelo Iossa, enriched by actor and voice artist Francesco Prando, and marked by a commemorative work crafted by sculptor Domenico Sepe.
As a devoted admirer of classical culture, Francesco Avallone helped revive the Falerno, the legendary wine beloved by the Romans and praised by numerous Latin authors. Produced originally in the Caserta area, Falerno reached its height of fame during the Roman Empire.
Virgil, for instance, in his Georgics, writes:
“Nec cellis ideo contende Falernis…”
(“Therefore, do not strive to rival the Falernian cellars…”)
It’s an appeal to moderation, perfectly aligned with his ethical-philosophical view of agrarian work.
Also in the Aeneid, although not by name, in Book I when Aeneas and his companions arrive at Queen Dido’s court in Carthage, they are offered fine wines, likely including Falerno.
Horace mentions it several times in his Odes, Satires, and Epistles, writing:
“Falerno is like a cup of molten gold, in which the age of the wine is mirrored.”
To him, Falerno symbolises controlled luxury and shared pleasure, in harmony with Epicurean philosophy.
Martial, in Epigram I.26, exclaims:
“Falernum abscondis: res est ingeniosa. Meum est.”
(“You hide the Falernum? Clever trick. It’s mine.”)
In other epigrams, Falerno becomes a lens to satirise social hypocrisy, urban indulgence, and material ostentation.
Pliny the Elder, in his Natural History (XIV, 8–11), notes:
“Inter omnes vina Falernum palma habet.”
(“Among all wines, Falerno takes the palm.”)
A kind of DOCG of antiquity, already esteemed for its quality, prestige, and longevity.
In Petronius’s Satyricon, during the most famous literary banquet—the feast of Trimalchio—we read:
“Vinum Falernum annorum centum fere portatur.”
(“They serve a Falernum about a hundred years old.”)
Would the Romans really drink wines this aged? This is most likely an hyperbole, used by Petronius to highlight the tactless ostentation of Trimalchio, the freedman who tries to pass off wealth as sophistication.
There are three main versions:
- Falerno Rosso (Falerno del Massico Rosso DOC): robust, alcoholic, aged, and tannic—most likely made from Aglianico and Piedirosso.
- Falerno Bianco (Falerno del Massico Bianco DOC): fresh and delicate—typically crafted from Trebbiano and Greco grapes.
- Falerno Dulce: a sweet version reserved for special occasions, featuring an expressive bouquet and persistent finish.
Today, Falerno has held DOC status since 1989, produced with various indigenous grape varieties that preserve the historical taste memory of the Empire.
At the event, attendees had the chance to taste an exceptional highlight: a magnum of Falerno del Massico “Francesco Avallone 1925”, a limited-edition bottle paying tribute to legacy and flavor.
The older it gets, the more it speaks: Falerno is the liquid memory of the Empire… and Villa Matilde Avallone knows it well.

