Rosset e il suo Petite Arvine

Valle d’Aosta, la più piccola regione d’Italia a statuto speciale con reperti archeologici che partono dal VII millennio a.C. per giungere ad oggi passando per l’età romana e il periodo medievale.  Esigua la superficie vitata. Possiede vitigni autoctoni coltivati su alture che oscillano dai 200 metri a oltre ai 1200 metri sul livello del mare. La sua posizione geografica le permette di parlare anche la lingua francese. Buoni i rapporti con la Svizzera. Produttrice anche di Nebbiolo che, qui, prende il nome di Picotendro più noto come “Nebbiolo di montagna”. L’unica Doc è costituita da 7 denominazioni delineate dall’affluente del Po noto come Dora Baltea. Qui si parla di pergola valdostana, un po’ più bassa, che poggia su colonne di pietra che trattengono il calore del sole e lo sprigionano durante la notte per la presenza delle escursioni termiche che formano i precursori aromatici degli acini.

Non è facile trovare sul lungo Stivale i nettari di questa realtà, per sorseggiarli davvero è necessario recarsi sul posto dove la gente appare avvezza al turismo ed è desiderosa di farsi conoscere.

In questa esigua superficie si distingue la cantina Rosset con l’enologo Matteo Moretto, giovane volitivo, appassionato del suo lavoro e conoscitore del territorio sebbene veneto.

Disparate le bottiglie tra le quali emerge un Nebbiolo 2022 dall’abito trasparente che sprigiona sentori elegantemente terziari. Pepe nero, note lievemente ematiche, cuoio, ciliegia, piccoli frutti rossi regalano un sorso beverino, vibrante, piacevolmente dissetante.

Per gli amanti degli assaggi più opulenti, il bouquet di prugna, more, pepe rosa è il caso di bere il Syrah 870, annata 2022, dalle nuance più scure, l’assaggio vellutato e copioso che rilascia il sapore di cioccolato e liquore di ciliegia.

Una scoperta è lo Chambave Muscat 2022 dal naso estroverso e aromatico. Muschio, salvia timo, erba appena tagliata, menta, lime. In bocca un aspetto più mascolino dall’epilogo fresco e sapido e la scia ammondorlata da abbinare certamente anche a una semplice frittata all’erbetta. Antitesi della banalità e gemello della sorpresa.

Il vitigno con il quale l’azienda appare aver socializzato maggiormente è Petit Arvine, originario probabilmente dalla Svizzera, da distinguere dal Grand Arvine di cui i grappoli sono appunto più grandi. Ricco di polifenoli, ha buona acidità e spiccata alcolicità. Adora l’alta quota ed è predisposto all’invecchiamento. Così nasce Sopraquota 900 dalla rara classe.

Sfila l’annata fresca in vendemmia 2020 dal paglierino luminoso. Biancospino, gelsomino, dall’elegante mineralità. In bocca è sorprendentemente armonico ed equilibrato. Il finale leggermente affumicato. La Lady Godiva di John Thomas che sfila per opporsi alle tasse del marito imposte ai sudditi.

Il cambiamento climatico si avverte nell’annata 2021 dal colore più carico, un dorato chiaro, gli archetti si delineano immediatamente. Il profumo è intenso, ricco. Susina gialla, pesca sciroppata, a tratti ananas. L’assaggio è goloso. Frutto della passione che invita a osare. La ballerina di Botero. Danza nella sua forma.

2022, annata sempre calda ma non come la precedente, colora il calice in modo più tenue. Camomilla, albicocca acerba, citronella, idrocarburi. Si assaggia e si gode ma è un peccato. Sarebbe meglio aspettare un po’… Ha ancora troppo da raccontare come un diario dalla bella copertina luminosa che aspetta un bravo scrittore che ne capisca l’essenza.

Assaggi leggiadri, signorili … Un onore degustarli.