Un nuovo Lazio: Tenuta Lungarella

Poli è una piccola località della provincia romana che si adagia tra i monti Lucretili a quelli Prenestini. Qui esiste una realtà vitivinicola: Tenuta Lungarella, nata qualche anno fa. Ad avere l’idea è stato Marino che, una volta andato in pensione, rimane attratto da una fotografia di un appezzamento di terreno messo in vendita. Così viaggia con la fantasia e realizza una cantina immersa nel verde, baciata dal sole e dal calore umano della famiglia Lulli. Oggi se ne occupano anche i figli Luigi e Alexander. Una sfida nata nel 2014 con la prima vendemmia del 2017. I sorsi sono autentici, vincitori di una sfida voluta da un “nido” che ha iniziato una nuova avventura.
Anticamente i generali romani, quando occupavano un territorio, portavano in mano un tralcio di vite, simbolo di civilizzazione. Così nasce la linea Julius dall’etichetta identificabile, essenziale, diretta.
Il primo soldato è lo spumante brut Metodo Charmat (Vermentino 100%). Paglierino luminoso, perlage persistente, regala sentori di zucchero filato, caramella al miele, cedro candito. In bocca è cremoso, avvolgente, intrigante. Un sorso abbinabile, capace di accompagnare un intero pasto e soprattutto di sostituire altre bollicine più scontate sulle tavole degli italiani e non solo.
Jiulius Vermentino 2023 dai riflessi chiari e verdolini è di facile beva, pesca gialla, susina, mimosa in bocca una discreta acidità che ripulisce il palato. Scia mediamente persistente. Adatto alla bella stagione a anche per un aperitivo diverso o sposo di carni bianche.
Jiulius rosato di Cesanese 2023 dal rosa pesca leggero è una bella scoperta. Litchi, pompelmo rosa, lampone al gusto acidità, persistenza. Perfetto anche per zuppe di pesce e risotti di mare. Un compagno intrigante con il quale conversare lungamente.
Jiulius Cesanese 2021 (solo acciaio) dalle sfumature rubino, sprigiona profumo di visciole, pepe nero, carruba su un tappeto lievemente balsamico. Tannini vellutati, piacere immediato
Jiulius Cesanese 2020 (etichetta nera) sosta nel legno per circa nove mesi. Nuance più scure, archetti sinuosi delineano le colline circostanti. Profumo intrigante di mora, sottobosco, note erbacee su sbuffi di lieve cannella. In bocca estrema morbidezza. Sorso peccaminoso.
Il Lazio sta sempre più dimostrando le sue innumerevoli sfumature… Ancora da gustare e interpretare.
