Bancò la Calabria a Roma



Percentuale alta di calabresi nella Capitale? È vero. Si parla anche di prodotti del territorio in modo particolare di peperoncino e ‘Nduja ma, in realtà, la punta dello Stivale è molto più variegata, non solo nel paesaggio ma anche nella cucina, di quanto si possa immaginare. Roma, sebbene sia una realtà con la propria identità e con la propria tradizione, è una città inclusiva e policroma. È possibile assaggiare pietanze da tutto il mondo ma non è così frequente assaporare dei reali piatti calabresi. Una conferma è Bencò di via Fabio Massimo, 101 aperto tutti i giorni sia a pranzo che a cena, escluso il lunedì. Il principe? Manuel Bennardo che ha portato con sé un pezzetto della sua terra grazie a mamma Rosaria e nonna Alba… Le ricette sono le loro. È talmente grato alla donna che lo ha generato da dedicarle il nome del locale: Bencò unione dei cognomi Bennardo e Converso.
La cucina calabrese è la protagonista, servita in modo più chic. Un’esaltazione dei cinque sensi che qui sono completamente coinvolti. I singoli ingredienti, all’interno delle pietanze, si avvertono. Colori e sapori disegnano la regione stessa in tutte le sue sfumature. Anche per la carta dei vini avviene lo stesso. I nettari di Bacco partono dalla provincia di Cosenza per arrivare a quella di Reggio Calabria. L’olio, tanto sacro ad Atena, qui ha il marchio dei Fratelli Renzo. Patate delle Sila, patate e peperoni, ‘Nduja di Spilinga, polpette di melanzane si addentano grazie a un bastoncino per gelato, la stroncatura acchiappa naso e palato, crostate del giorno e scoratelli rossanesi con miele e cannella. Un viaggio nella Magna Graecia capitolino che crea dipendenza.
La Calabria è aria, mare, terra, fuoco… Infinito arcaico dalle innumerevoli sfumature che diventano schizzi, odori, sapori, piatti infiniti… Grazie a Bencò.
