Fiera internazionale dei tartufi d’Abruzzo: questa volta è lei a far tremare la terra

Giunge alla terza edizione la Fiera dei tartufi d’Abruzzo conclusa lo scorso weekend nella cittadina aquilana. Una ventata di profumo non solo di un prodotto eccezionale ma di una realtà che rinasce, si rinnova e si riafferma. Il prezioso tubero di terra, già prezioso dall’antichità, la cui origine straordinaria era considerata un misto tra pioggia e fulmini scagliati da Zeus contro una quercia (quest’ultima molto spesso è legata al prodotto) mantiene, nel corso dei secoli, un raro e perpetuo sex appeal. Apprezzato da Greci e Romani che già lo degustavano con il miele. Agognato da Lucrezia Borgia, è considerato, fin dai tempi antichi, un potente afrodisiaco. Più di trentacinquemila i visitatori giunti per partecipare alla manifestazione. Nell’occasione è stato possibile addentare il panettone di Federico Anzelotti dal nome “Sottobosco”, infatti è sotto terra che si scova l’oro nero, con cacao all’interno dell’impasto, cioccolato bianco, latte e fondente del Perù, lamponi semicanditi e dal profumo inebriante di tartufo.

Vivace il momento rievocativo del Medioevo nel quale gli sbandieratori di disparate età volteggiano emozionando i fortunati astanti. Simpatica e dinamica la Street Band Smilf, costituita da giovani musicisti, intrattenitori, in grado di improvvisare e coinvolgere il pubblico. Emozionante la masterclass con la chef Ivana De Gasperis che attraverso un’esperienza sensoriale, coadiuvata dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, ha permesso che ci si bendasse gli occhi per lasciarsi guidare da tutti gli altri sensi e percepire la superficialità e la scontatezza con la quale, a volte, si conduce la propria esistenza. Tre giorni intensi, di formazione anche emotiva. All’interno della chiesa di piazza Duomo è presente un leggio sul quale sono riportate le foto dei defunti del terremoto del 2009. È un luogo nel quale tutti dovremmo recarci per percepire la precarietà e la caducità della vita, per parlare con noi stessi e capire come aiutare il prossimo nel percorso della nostra esistenza. Forse è per questo che il vicepresidente della regione Emanuele Imprudente, ideatore della fiera, sa parlare alla gente, utilizza un linguaggio inclusivo, colpisce e dichiara: ““Portare la manifestazione nel cuore pulsante della città si è rivelata una scelta felice così come va sottolineato il perfetto funzionamento di quello che molti, in Italia, ormai definiscono Modello Abruzzo. Che è un sistema virtuoso, frutto di un lavoro di squadra che coinvolge molti attori: dalla Regione all’Assessorato, dalle Camere di Commercio ai GAL, all’ARAP, all’ARTA, proseguendo con i Consorzi di Tutela, gli Istituti dell’alberghiero, del turismo e dell’agrario, l’Unione Regionale Cuochi Abruzzo, i Comuni, i Distretti Agricoli di Qualità e quelli bio, il Distretto Cibo. Tutti questi soggetti rientrano di diritto nella costruzione di una strategia comune grazie alla quale stiamo finalmente sviluppando un’idea di consapevolezza delle nostre possibilità che, fino a non molto tempo fa, sembrava non appartenere al DNA di noi abruzzesi”.

Tra le punte di diamante della regione emerge Americo Montanaro, anche protagonista della masterclass sensoriale. Figura sensibile che crede nelle affinità elettive, gli incontri, le alleanze e il lavoro di squadra.

L’Aquila è un curioso cilindro dal quale fuoriescono nettari dionisiaci, cibi saporiti, luoghi sacri e profani. Da non perdere è la basilica di Santa Maria di Collemaggio nella quale fu incoronato e riposa Pietro da Morrone, più noto come Celestino V, reso immortale dalla penna di Dante Alighieri: “…colui che fece per viltade il gran rifiuto”.

Il mammut del Castello, visibile nel Museo Nazionale d’Abruzzo, rinvenuto nel 1954 presso la Madonna della strada è un esemplare di Mammuthus meridionalis  meglio conservati in Europa. Probabilmente di sesso maschile e con un’unica zanna. Genere presente nel quaternario sia in provincia de L’Aquila che nell’area di Chieti prevedibilmente per la presenza di acque dolci.

Lo scrittore torinese Primo Levi definì l’Abruzzo forte e gentile … Proprio come il suo tartufo.