Un racconto lungo 10 anni: Bruno Vespa

Il volto della Rai che trasmette sicurezza ai telespettatori, certamente emblematico, è di Bruno Vespa. Giornalista, conduttore televisivo, scrittore, personalità poliedrica, a tratti empatica e diretta, capace di diffondere anche notizie non sempre piacevoli con sicurezza e aplomb. Nel 2014, il noto aquilano, decide di intraprendere un nuovo percorso: produrre vino. Con accanto, in questa avventura, il più famoso degli enologi, Riccardo Cotarella. 2014 annata non fortunata per il nettare di Bacco, ma se si assaggia il Montiano della Famiglia Cotarella si potrebbe scrivere un elogio dell’imperfezione ispirati da Rita Levi-Montalcini. Scuro, profondo, speziato, identificabile, intenso… Proprio come il rapporto tra Bruno e Riccardo.

Alla fine del mese di ottobre Vespa apre le porte della sua cantina con generosità ed entusiasmo per festeggiare i 10 anni. Ascolta gli addetti ai lavori con umiltà e interesse. Tra le presenti favelle sciolte emergono Michele Mirabella dalla cultura classica, Carlo Cambi dalla pungente ironia, la competenza proprio dell’enologo Riccardo Cotarella. Gli assaggi? Riconoscibili. Parlano, narrano, raccontano un suolo, una regione, una tradizione.

Così Raccontami 2020 dall’aranciato scuro e da una discreta acidità è buon bere. Ciliegia sotto spirito, carruba, arancia sanguinella su soffi quasi marini. Lascia intendere che questa realtà ha imboccato la giusta via che può essere goduta accompagnati dalla lettura di “Perché l’Italia amò Mussolini”. L’annata 2019 è meno estroversa ma terribilmente affascinante. Sbuffi di scatola di sigari, di cuoio, pepe nero, corbezzolo, in bocca pura morbidezza. “La grande tempesta” di emozioni in apparenza discordanti, misteriosamente affascinanti. Estrema corrispondenza tra naso e palato è il 2018. Nuance più chiare concedono sentori di gelso, mora, noce, pepe nero. L’assaggio iniziale è un po’ timido… Poi si svela lentamente come “Il rancore e la speranza”, sentimenti in apparenza contrastanti che inducono a riflettere, come il suo sorso. Non bisogna giudicare istintivamente ma ascoltare e intendere. Il 2016 è un tentatore. Estroverso, colorato, piacione. Prugna, rosmarino, china, inchiostro. Aggrada tutti e molto, anzi moltissimo, pericoloso come “Hitler e Mussolini, l’idillio fatale che sconvolse il mondo”. Il 2015 dal granato intenso, note quasi fungine di humus, caffè, sabbia bagnata, smalto è un inno alle “Donne al potere” e qui loro, il gentil sesso, ballano come intorno a un falò in grado di riscaldarle e trasformale in baccanti.  “Il cuore e la spada” è il 2014, il vino della prima annata, del sentimento, quasi liquoroso, che va inteso. In bocca è vellutato. Compagno perfetto del foie gras.

Infine, Terregiunte 2017 è la lunga autostrada nord-sud voluta da Masi e Vespa. Un sorso insolito, un abbraccio fraterno tra Sandro [Boscaini] e Bruno in cui si incontrano Primitivo e Amarone. Qualcuno all’assaggio avrebbe esclamato: Per Ercole! Blasfemo, insolito. Si sa: “Per avere cose mai avute, occorre fare cose mai fatte” e Vespa e Cotarella lo sanno… Anzi lo fanno.