Carpineti Experience: “Si incontra Dioniso”.

Con il termine latino “limes” gli antichi Romani intendevano una strada, la delimitazione di un confine tra due campi. Con il trascorrere del tempo la parola assume un differente significato tra i quali un insieme di fortificazioni poste al confine. Dalla radice del medesimo vocabolo nasce “Limito” il labirinto di vigna più grande al mondo all’interno del parco dell’Antoniana dell’azienda Carpineti, realtà incarnata da Marco per lungo tempo il quale, a differenza degli altri, ha intuito l’importanza delle uve autoctone come Bellone, Greco Moro e Nero Buono nella zona di Cori (Latina). La sua politica consiste nel preservare la natura, mantenere il paesaggio, realizzare nettari biologici, incrementare la sostenibilità. Con il tempo lascia posto anche ai figli Isabella e Paolo giungendo alla realizzazione di un progetto senza spazio e senza tempo noto come “Carpineti Experience”, opera dell’architetto paesaggista Fernando Bernardi costituita da ottanta metri di diametro, quattro ingressi e due soluzioni differenti, attorniati da otto cipressi… Per perdersi per cercarsi, per forse poi ritrovarsi, per perdersi ancora grazie a linee sinuose, concentriche, vagheggianti i cerchi di grani sparsi in gran parte del mondo ai quali, ancora oggi, non è lecito offrire una risposta esaustiva tanto da attribuirli agli alieni. Si giunge a destinazione grazie ai Defender di Jaguar Land Rover forniti dalla concessionaria Bodema di Latina, testimonianza di come l’unione di forze tra aziende e progetti locali possa generare un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità, lungo un percorso di circa quattro chilometri che immerge i fortunati avventori nella natura con la possibilità di incontrare quadrupedi locali quasi come se si trattasse di un safari made in Italy per poi dondolarsi sulla slanciata altalena Otium realizzata dall’artista corese Alessio Pistilli… Ed è proprio lì che si incontra Dioniso. Secondo la mitologia il dio del vino, generato di Zeus e Semele, nato dalla coscia del padre, si innamora della graziosa e semplice Erigone, figlia di Ikarios il quale gli offre ospitalità in modo generoso, senza conoscere la sua vera identità. Tra i giovani nasce un sentimento puro, sincero tanto che alcune fonti gli attribuiscono la paternità di un figlio dal nome Stafilo che in greco significa “grappolo”. Quando il dio “nato due volte” è costretto a lasciare l’abitazione, per un senso di gratitudine omaggia il padrone di casa con un otre di vino, il quale per la sua magnanimità decide di condividerlo con i suoi amici… Non lo avesse mai fatto! Dopo aver bevuto i pastori, non conoscendo le insidie del prezioso nettare che da lì a poco sarebbe stato allungato con l’acqua, escogitano di uccidere quell’uomo generoso pensando che volesse avvelenarli, colpendolo più volte e lasciandolo esamine sotto un albero. Quando Erigone scopre il corpo del genitore strilla tanto da far tornare indietro il dio che attua la sua vendetta, ma ormai è troppo tardi. La fanciulla si è impiccata proprio sull’albero che ombreggia sul defunto padre. Da lì, si crede, sarebbe nata l’altalena. E da questo movimento oscillante ci si sente al centro del mondo, baciati dal sole, accarezzati dal vento e trasportati dai sogni… Infatti si raggiunge l’estasi dal greco  ἔκστασις (ekstasis)  “uscire fuori di sé”… In questo caso nel senso positivo del termine… Dal labirinto si esce fuori di sé, ci si guarda dentro come a uno specchio, si è soli interiormente perché a contatto con la natura per scoprirne la propria… Perché la natura senza uomo sarebbe solo caos…