Ninù: la Roma degli animi raffinati…

A pochi passi da Campo Marzio, area consacrata al dio Marte e nota anche tra gli innamorati che talvolta erano soliti incontrarsi lì, in via della Frezza 43, strada il cui assetto urbanistico risalirebbe al XVI secolo e il nome deriverebbe dall’omonima famiglia è ubicata una realtà romana insolita, ospitale in modo diverso, più profondo, più concreto.  Ninù è una creatura dell’imprenditrice di origine siciliana Alessandra Marino, collezionista, professionista scrupolosa, femmina di gusto che, attraverso questo nome, evoca un ricordo d’infanzia… Era il modo con il quale l’appellava lo zio, naso e palato sopraffini, autore di banchetti come i grandi architetti rinascimentali passati alla storia proprio per la loro fantasia.

La dimora di Alessandra di 850 metri quadri suddivisi in due piani con un gioco di luci e ombre, colori, vetri, libri, divani, sedie è il luogo nel quale si giunge dopo una lunga e copiosa giornata di lavoro e si è ascoltati, coccolati, serviti con il sorriso.

Piatti parlanti, cocktail variopinti, calici sinuosi grazie alla personalità dell’executive chef Marco Gallotta e all’operosità dello chef Simone Ianiro.

Marco, di origine campana, nasce in Africa come Giuseppe Ungaretti e nella stessa maniera rammenta i profumi di un’infanzia italiana come la scorza di limone, i fiori d’arancio.  Trascorre l’esistenza nella Capitale. Cresciuto in una famiglia allegra nella quale la madre Maria Addolorata lascia pippiare il ragù per ore, il padre Domenico, grande lavoratore, non si oppone alle inclinazioni naturali di un figlio tanto da aprire lui stesso un ristorante, è un ragazzo fortunato. Frequenta la scuola alberghiera in tempi nei quali chi intraprende questo tipo di studi lo fa per scelta, in un periodo nel quale non esistono così tante trasmissioni televisive gastronomiche. Rammenta i bucatini con polpo e pecorino, le sarde sotto sale condite con cipolla cruda e burro. La cucina del futuro? A suo parare è green, sostenibile, salutare, non sottoposta a troppe cotture, deve essere esaltata non strapazzata ma non è da tutti: l’attenzione, la conoscenza della materia prima non sono così diffuse.

Numerosi i piatti forti di Minù ma il baccalà qui raggiunge l’apoteosi.

La location è singolare, al suo interno sono presenti tre stanze che non lasciano sognare ma permettono di vivere la vera Roma in una prospettiva reale, autentica, sensuale. La camera rosa è un carillon romantico, artistico a tratti circense… Si entra in uno spazio teatrale nel quale tutti gli oggetti hanno la propria storia da raccontare: sei personaggi, in questo caso di più, in cerca di autore, luogo adatto per chi desidera un’ispirazione. La stanza gialla, è più introspettiva, adatta per chi vuole guardarsi dentro, in modo vero. I quadri mettono a nudo la propria personalità. La suite è per chi decide di osare, uno sfondo perfetto per una pellicola di Ferzan Ozpetek. Piante, vista, quadri emozionano, non lasciano senza fiato ma offrono fiato a chi è capace di scrivere e desidera narrare.

Ninù è uno spazio per artisti, per intenditori, per spiriti raffinati, per chi davvero ama Roma e non l’ha mai vissuta realmente…