L’ospitalità e l’οἶνος di Du Cropio Winery
L’ospitalità è un concetto noto agli antichi Greci. Bisognava aprire la porta di casa a chiunque bussasse, poteva celarsi, nei panni di un mendicante, una divinità o ancora la mutevolezza della sorte: oggi sei un ricco sovrano, domani un povero servo. Fino a poco tempo fa nelle abitazioni dell’Italia meridionale, esattamente, nella nota Magna Graecia non era lecito neanche chiudere la porta a chiave, per non offendere i vicini. In determinate occasioni di festa qualcuno poteva sostare nelle abitazioni altrui, con discrezione, senza che nessuno ponesse domande. L’ospite era sacro. Dietro il visitatore, nei tempi dei Romani aleggiava, comunque, un alone di mistero. Si pensi solo all’etimologia della parola ospite che è sia colui che ospita che colui che è ospitato. Con hostis si intendeva lo straniero, il forestiero che darà vita all’accezione negativa di ostile. L’amicizia generata dagli avi permaneva per la stirpe futura. Disparati gli episodi classici a riguardo con il conseguente scambio di doni.
È così che per molti aspetti permane la Calabria. Regione bellissima, variegata per la diversità del paesaggio, la Sila con le differenti declinazioni, le coste baciate dal sole e lambite da due mari.
La politica, troppo spesso, non è all’altezza della situazione, anzi classifica la terra tra le ultime del lungo Stivale.
Recentemente in molti si sono dedicati alla produzione di vino mentre altri hanno solo proseguito una consuetudine. Nel cirotano spicca, indiscussa, la cantina Du Croprio, dal dialetto locale, il dottore del letame, l’agronomo. A gestire questa realtà è Giuseppe Ippolito, più noto come Zeppetto, figlio di Giovanni al quale sono state dedicate tre pagine di Vino al vino del celebre Mario Soldati. L’erede conosce bene la sua terra, tutta, parla con il cielo e le stelle, un filosofo del vento, come si definisce, ed è vero. Comprende l’alternarsi delle stagioni, l’avvicendarsi delle intemperie, ascolta il suolo e quindi la vite. Mentre molti suoi colleghi, in modo frettoloso, anticipano la vendemmia per paura di rovinare le uve, Zeppetto non lo fa. Accompagna gli acini alla giusta maturazione per regalare calici voluttuosi e avvolgenti. Dom Giuvà Rosso Classico Superiore 2013 (80% Gaglioppo, 20% Greco Nero) è un must, descrive la Calabria come realmente è, verace e autentica. Sapori terziari affollano naso e mente in modo mascolino; Serra Sanguigna IGT Calabria 2013 (70% Gaglioppo, 15% Malvasia Nera, 15% Greco Nero) ,invece, ha un volto femminile, un vortice di frutti purpurei si distingue nella sua eleganza; Damis Riserva 2012 (Gaglioppo 100%) è un fuoriclasse. Tannini setosi avvolgono il palato, buona l’acidità. Un sorso che si lascia desiderare, osservare, bere, gustare: emozionante.
Se vi recate negli Stati Uniti tra le etichette italiane blasonate è presente Du Cropio. Giuseppe Ippolito è l’ ἄγγελος, il messaggero della Calabria. Accetta le sfide, porta non solo i suoi nettari ma anche altri prodotti in giro per il mondo. Assieme ai suoi vini l’olio echeggia Atena, il peperoncino si sposa al Gaglioppo, il cioccolato scopre nuove sfumature.
I calici di Du Cropio non solo amici ai quali sussurrare segreti, ma sposi fedeli di cibi importanti.
Esperienza da realizzare direttamente in sala degustazione nella quale l’ospitalità regna sovrana come nell’antica Grecia. Lella Sinopoli è anche una strepitosa cuciniera la quale, attraverso le sue creazioni, racconta un territorio ancora, per molti aspetti, incontaminato.